sabato 26 luglio 2014

Capitolo 11 - I have removed everything!

Io sono una persona forte… ma a volte anch’io ho bisogno di qualcuno che mi prenda la mano e mi dica: Non preoccuparti, andrà tutto bene, ci sono io con te…
 

AVVERTENZA STRA-IMPORTANTE: Consiglio di leggere questo capitolo mentre ascoltate questa musica: “ The Host soundtrack-2) Soul Inside” ve lo consiglio vivamente =]

Sfiorai le sue labbra con le mie.
Ma volevo di più.
Volevo un contatto che mi unisse a lui.
Che mi permettesse di guardargli dentro.
Che mi permettesse di capire quello che stavo facendo.
Che mi facesse capire la nostra diversità o che la annullasse completamente.
In quel momento eravamo solo due ragazzi, uniti dalla libidine e dalla lussuria.
Le sue labbra erano morbide a contatto con le mie e mi spronavano a osare di più.
Ci rubavamo i respiri a vicenda ma senza mai unirci veramente.
Volevo baciarlo. Baciarlo sul serio. Ma lui non mi permetteva di avvicinarmi e riuscivo solo a sfiorarlo, mandandomi dei brividi lungo il corpo a ogni contatto.
Spostai lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi ma lui li teneva socchiusi.
Avvertendo il mio sguardo alzò le palpebre e mi guardò.
I suoi occhi ardevano come fiamme dorate. In quel momento sembrava che avessero anche delle sfumature più chiare.
Come le onde del mare al tramonto.
Non sapevo esattamente cosa fosse cambiato nei suoi occhi ma… mi attiravano.
Quelle labbra di corallo mi provocavano, connettendosi con le mie, che fremevano nel desiderio che si avvicinasse di più.
Incatenai i suoi occhi ai miei.
Argento contro oro.
Chi vincerà la sfida?


Sulfus

Le tenevo i polsi incatenati, il corpo intrappolato contro al mio, la gamba sul mio fianco.
La sua nuca era appoggiata alla colonna, le sue guance erano chiazzate di rosso e le sue labbra rosse e più carnose a causa dei miei morsi.
Ansimava e mi stringeva le mani con le sue.
E gli occhi… ragazzi, dovrebbero essere illegali!
Un senso di vertigine mi pervase e mi costrinse a chiudere gli occhi e appoggiare la fronte contro la sua gola.


Solo un velo festoso appeso a una bella colonna dorica e un rovo di rose nascondevano i due ragazzi.
Avvinghiati l'uno all'altra, appoggiati alla colonna immacolata.
Una ragazza, una Dea. Stretta al petto di un ragazzo, tanto simile a me, rideva spensierata.
Il ragazzo le accarezzava i capelli e le baciava la fronte, sussurrandole parole dolci.

  Il ragazzo era vestito in modo insolito, una camicia leggera di lino bianco, sbottonata sul collo e inizio torace e sui polsi era stretta da una striscia di preziosa stoffa dorata. Aveva anche dei sandali con filigrane dorate e pantaloni di pelle marrone, tutti vestiti preziosi un tempo.
« Cosa ti hanno fatto? » le chiese con rabbia, quando le risate si furono placate.
« Non ho vaglia di parlarne, ti prego, non chiedere... » sussurrò con voce tremante la ragazza.
Lei aveva un vestito di seta e lino, smanicato che le arrivava alle caviglie, rimanendo semi trasparente e a volte trasparente in alcuni punti, dando l'impressione di essere formato da tante strisce divise. Era impreziosito da filigrane e ghirigori argentati. Alle orecchie portava cerchi fini e lavorati e al collo portava una collana vistosa e sottile, una striscia argentata che alla fine era a forma di fulmine. Si annodava sul suo seno con aria agraziata e regale.
« Come faccio a rimanere indifferente? » protestò più dolcemente il ragazzo mettendole due dita sotto il mento e sollevandole la testa.
Sospirò quando vide dei segni rossi incisi sulla pelle del suo polso. Un braccialetto formato da tanti cerchietti, uniti da tre lune di madre perla brillavano sotto la luce delle fiaccole appese al muro.
« Quando ti deciderai a fidarti di me… »
« Io mi fido di te. Solo… sono ancora troppo sconvolta. Tutto qua… » replicò la ragazza accarezzandogli la guancia con tenerezza e facendo tintinnare i braccialettini. Il polso era livido e gonfio, come se lo avessero strattonato con forza.
Non parlavano in italiano…
Parlavano in una lingua che non conoscevo e che non avevo mai sentito ma riuscivo comunque a capirli.
Sulfus inclinò la testa verso il suo palmo, ne baciò la pelle abbronzata e l'attirò a se, stringendola in un'abbraccio tenero e possessivo.
Lei non lo respinse, anzi, gli cinse la vita con le braccia e abbandonò la testa sul suo petto.
« Non fare così… » sussurrò la ragazza dagli occhi argentati.
« Perché? » chiese lui.
« Non dovresti neanche essere qui… » continuò ignorandolo, agitandosi e cercando di allontanarlo posandogli le mani sul petto ma si bloccò subito e fece una smorfia di dolore.
« Se qualcuno ci vedesse… » sussurrò con voce strozzata e gli occhi spaventati.
« Non faremo una bella fine. » concluse Sulfus prendendole delicatamente i polsi.
« Ma prima o poi lo scopriranno. I segreti, in un modo o nell'altro, tornano sempre a galla. Dai retta a me. Lo so per esperienza. » continuò con tono tetro.
« E allora sarà la fine… » finì Raf staccandosi e, ricomponendosi, lo guardò con decisione.
Sulfus non replicò e si portò un polso alle labbra, delicatamente.
« Permettimi almeno di curarti… » disse muovendo le labbra sulla sua pelle.
Lei lo guardò e il suo viso si fece pian piano inespressivo e distaccato e infine annuì.
« Va bene ma poi ti chiedo di lasciarmi da sola. » disse in tono piatto.
Lui la fissò per un po' ma non rispose, posò solamente un tenero bacio su ognuno dei suoi polsi. Essi cominciarono a tornare, pezzo per pezzo, del colore naturale della sua pelle.
« Da quanti mesi che non sento il calore della tua pelle sulle labbra… » sussurrò chiudendo gli occhi.
La ragazza scosse la testa triste e cercò di ritrarsi ma lui non glielo permise.
« Perché mi hai evitato per tutto questo tempo? » le chiese continuando a baciarle il polso, il braccio, le spalle.


« È giusto così e deve e continuerà a essere così.» disse ma nei suoi occhi apparve un lampo di dolore che durò un'attimo appena. Divincolandosi dalla sua stretta, sibilò « Non mi toccare… ».
Lui la studiò, cercando di capire i motivi di quel comportamento.
« Non capisco. Prima… non sembravi così arrabbiata. » disse confuso.
« Non sono arrabbiata e prima ridevo stupidamente. » rispose gelida.
« Ti prego, rispondi e questa volta con sincerità. » disse accigliandosi Sulfus.
« Che cosa ti ho fatto? »
Lei sospirò e abbassò la testa.
« Tu non hai fatto niente. » disse enfatizzando ogni parola.
« Vuoi che me me vada? » chiese a bruciapelo.
Lei alzò la testa di scatto e sembrava volesse dire qualcosa ma si trattenne e sospirò di nuovo.
« Penso… penso che sia meglio di sì. » disse alla fine, senza guardarlo negli occhi.
Lui annuì, la mascella rigida e i pugni chiusi.
« Vuoi che non mi faccia più vedere? » chiese ancora con voce tesa. « Non che facesse molta differenza perché tanto dopodomani dovrò per forza tornare a Troia... Ma vuoi comunque che domani non mi faccia vedere? »
Negli occhi della ragazza apparve di nuovo una venatura di dolore che nascose abbassando le palpebre.
Passò un lungo minuto in cui nessuno dei due parlò, gli uccelli sembravano tacere, il vento si era fermato, il mare si zittì. Un silenzio innaturale calò prima che la ragazza rispondesse con voce flebile e incerta un: « Sì… non ti voglio più. »
Lui annuì di nuovo, il dolore si impresse sul suo volto. Si girò e sparì, lasciando la ragazza da sola.
Lei rimase immobile, lo sguardo fisso a terra, il volto inespressivo. Poi una lacrima le sfuggì e poi due, tre quattro. Si prese la testa tra le mani e scivolò giù a sedere. Il respiro grosso, le spalle percosse dai singhiozzi.
Questa splendida ragazza che prima rideva, spensierata, adesso aveva il volto rigato di lacrime e il dolore nei suoi occhi e nel suo volto. Un'ondata di angoscia mi pervase.
« Non piangete, tesoro. » le disse una donna grassottella e con una tunica di tessuto grezzo e sporco, con in vita una cintura di cuoio malridotta. Portava i capelli raccolti in uno spettinato chignon e stava accarezzando dolcemente il braccio della principessa.
« Ho bisogno di piangere Zoe. » singhiozzò.
« Altrimenti rischio di impazzire... Mi hanno tolto tutto. Tutto capisci! ».
La serva la abbracciò con aria materna e le diede un bacio sulla fronte.
« Lo so principessa. Lo so… »


Riaprii gli occhi lentamente.
Non vedevo niente, solo nero, i miei sensi erano completamente fuori uso.
Però sentivo un movimento.
Un alzarsi e abbassarsi ritmico.
E poi un suono, il battito di un cuore.
Il nero cominciò a diradarsi lasciando il posto a tanti pallini bianchi. Richiusi gli occhi, preso da un'altra vertigine e mi aggrappai alla cieca a qualcosa.
Delle mani calde mi accarezzavano la testa e un profumo di rose e vaniglia mi avvolse.
Aprii di nuovo gli occhi e questa volta riuscii a schiarire la nebbia.
Ero a terra, appoggiato d'un fianco a Raf.
La mia testa abbandonata alla sommità del suo seno, la mano che prima ha cercato di aggrapparsi a qualcosa ora le stringeva la vita.
Lei mi teneva con un braccio le spalle e con l'altra mi accarezzava la testa.
« Cosa… ? » sussurrai alzando un po' la testa.

« Tutto a posto Sulfus? » mi chiese lei, negli occhi le leggevo preoccupazione.
« Sì ma… »
« Penso che tu sia svenuto. » mi interruppe, scostandosi un po' e alzandosi, intrecciò le sue dita alle mie.
Mi alzai anch'io, un po' incerto ma scoprii che riuscivo a muoversi benissimo.
« Te la senti di tornare a scuola? O devo chiamare qualcuno? »
« No. » dissi sbrigativo.
« Come vuoi… » sbuffò lei e mi fece mettere una mano sulle sue spalle.
Io glielo permisi anche se non ne avevo assolutamente bisogno. Era solo una scusa per sentire ancora quel profumo e quel calore divino sulla pelle.


Raf

Facemmo il tragitto da terreni finché non arrivammo ai cancelli della scuola. Lì ci fermammo e ritornammo sempiterni. Chiamatela pazzia ma io ho avuto l'impressione che ogni tanto, durante il tragitto, si protendesse di più verso di me. Come se volesse sentire il mio profumo.
Ma… ovviamente ero io che viaggiavo troppo con la fantasia.
Mi infilai di soppiatto in camera mia e mi stesi sul letto. Completamente prosciugata.
Ho scoperto che alla fine la sfida l'ho vinta io e dopo lodi, baci e abbracci sono sgattaiolata via dall'aula.
Tutti i pensieri sembravano essere scappati a nascondersi o a prepararsi per poi attaccarmi con violenza la mente mentre cercherò di addormentarmi.
Mannaggia a me e alla mia curiosità.
Sospirai e chiusi gli occhi, puntini bianchi mi volteggiavano davanti.
Eh già...
Ho visto tutto… e l'unica cosa positiva, era che avevo scoperto di non essere l'unica ad avere delle visioni qui.

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