Siete fantastiche ragazze, non dimenticherò nessuna di voi.
I corvi cominciano a cantare, in quel luogo fatto di menzogne e segreti, che tiene l’umanità all’oscuro della sua vera esistenza, rendendola sempre più povera per arricchire colui che si fa seguire da millioni di illusi, che continuano a credere ad una verità che non arriva mai, i corvi cantano, e faranno indebolire ciò che ci rende schiavi e deboli, facendoci aprire gli occhi davanti alla realtà.
(Ejay Ivan Lac)
Reina
La Reietta prese in mano lo scettro e lo tenne sospeso sopra alla campana di vetro.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Il vetro vibrò e si ruppe, facendo galleggiare in aria il guanto e il fazzoletto.
Chiavi, lucchetto e chiavistello per chiudermi nel limbo,
la mia prigione.
Con le catene, anello per anello, forgiate da eterna violazione.
Intonò
la Neutra, le video finestre iniziarono a girare in un vortice furioso.
Esse non erano altro che la prova della Violazione. Della Tregua tra un
angelo e un demone.
Sono le regole, i codici, i cavilli.
Che decidono ciò che è giusto e che è sbagliato.
Ma ad ogni passo nascondono un piccolo tranello.
Per poter ingannare il Santo e l'Impiccato!
Il Tocco e le Lacrime si fusero, sprigionando una luce bianca e nera. Una stella caduta, una sfera di luce e ombra.
Veto, amore, odio forze che mi avete incatenato.
Adesso io reclamo il podio, lo scettro, il trono liberato.
Odio, Veto e Amore date a Reina la chiave, per forzare il loro cuore.
E la vendetta, per placare la sua sete!
Raf
<< Dai Dolce, non è stata colpa tua! >> mormorai accarezzandole dolcemente la schiena, senza farmi sentire dal professore.
<< Carlo ha fatto la scelta sbagliata. >> decretò glacialmente il prof. Freeze.
<< Una conseguenza che avrà conseguenze pesanti. Su Carlo e sulla sua famiglia. >>
La video finestra ci mostrò quello che doveva essere il padre del terreno, aprire un barattolo e trovarlo vuoto.
Vidi la confusione sul suo viso che si trasformò presto in inquietudine, che diventò poi terrore vero e proprio quando realizzò che i soldi gli erano stati rubati.
Un singhiozzo disperato mi distolse da quella visione. Candy aveva nascosto il viso tra le mani, le spalle sobbalzavano, scosse dai singulti.
Sbattei le palpebre un paio di volte per evitare di scoppiare a piangere assieme a lei.
<< Mi dispiace, è stata tutta colpa mia! >> singhiozzò cercando goffamente di asciugarsi il viso. Una morsa di tenerezza mi stritolò il cuore e la abbracciai presa da un'attacco improvviso di maternità.
La mia piccola Candy.
Era tornata a scuola pallida come un lenzuolo e con il viso inondato dalle lacrime, gli occhi rossi e gonfi. Mi ha fatto una pena! Mi ero precipitata da lei a consolarla.
<< No! Adesso ascoltami bene Dolce, tu sei stata bravissima. Hai combattuto seguendo le regole! >> intervenne il professore.
Lei sembrò reagire a quelle parole, sollevò il mento con un'espressione testarda e stringendo i pugni dichiarò: << Sì ma ho perso! Mentre lei ha ignorato il Veto e... >> non ebbe neanche il tempo di finire che il prof. puntò bruscamente le mani sul banco e sbottò con impazienza << E allora? Vuoi dire che dovremo ignorare il Veto anche noi, che dovremmo comportarci come i Devil?!? >>
<< NO! >> ribatté decisa << Dico solo che a volte è così dura rispettarlo! >>
Arckan finalmente annuì, d'accordo con lei, e si ricompose traendo un profondo sospiro.
<< Hai ragione, è vero. La nostra strada spesso è in salita perché i nostri avversari imbrogliano, mentono, sono infidi e troppo sovente scorretti. >> gli sputò contro il professore con un tono talmente amaro che mi vennero i conati.
Mi morsi la lingua per evitare di ribattere a tono con un bel: “Non è vero, alcuni non lo sono!” ma non sarebbe stato plausibile perché Sulfus non era poi sto angelo puro. A volte era un vero deficiente, un cretino, demente...
Bastardo, figlio di puttana, stronzo, coglione, figlio di una laida bestia, satanista, razzista, nazista...
Okay, questi non erano pensieri miei...
Fire? sussurrai ma lei mi ignorò continuando il suo rituale. Era seduta ai piedi del letto, in ginocchio con i gomiti appoggiati sulle lenzuola, le mani incrociate per pregare stringevano una catenina con una croce d'oro.
Ti prego Dio, non ti ho mai chiesto niente in tutta la mia vita di circa 15 anni ma adesso ti chiedo un'unica cosa... annunciò solennemente ...non ti chiedo molto. Vorrei solo che... Fire ci pensò un po' su … insomma sì... non è una cosa impossibile e poi farai un favore all'umanità... dichiarò prendendo tempo voglio dire... MUORILO!!! gridò così forte che per poco non caddi dalla sedia attirando lo sguardo sbigottito di Urié e Micky.
Strozzalo, scuoialo, fulminalo, avvelenalo, accoltellalo, investilo, affogalo, sotterralo quel cazzo che ti pare ma fallo scomparire dalla faccia della terra!!!!!! Fire si era alzata e stava tirando calci furiosi a una gamba del letto.
FIRE CALMATI!!!! le urlai addosso.
COME FACCIO A CALMARMI PORCA PUTTANA!!!! strillò tirandosi i capelli, esasperata.
<< Noi dobbiamo faticare il doppio per riuscire a riportare i terreni sulla retta via. Ma questo è il nostro compito! Perché noi siamo Angel, custodi del cuore e della legge universale e dobbiamo proteggere il creato da ogni possibile minaccia. >>
Reina
Il servo prese in mano il sortilegio e inchinandosi lo fece vedere alla sua padrona.
<< Mia signora, il fazzoletto della Angel e il guanto del Devil si sono fusi, il sortilegio è riuscito. >> dichiarò esaltato.
Un grosso ragno nero e bianco corazzato si agitava dentro alla campana di vetro, le fauci contenevano un veleno letale se non usato su i giusti individui. Il veleno aveva effetti positivi solo su chi aveva infranto il Veto ma per gli altri era mortale, una sola goccia nel sangue poteva portare alla morte.
<< Sai cosa devi fare Malakia... >> rispose impaziente la Neutra.
<< Sì signora. >> si inchinò con aria di adorazione e scivolando lentamente verso una video finestra sussurrò << Adesso so' cosa fare. >>
Raf
<< Fire cavolo si può sapere cos'hai? >> le chiesi con un tono tranquillo.
Le ragazze si erano divise dopo la ramanzina di Arckan anche se io avrei voluto rimanere ancora un po' con Candy, ma lei aveva preferito rimanere in camera sua per poter pensare un po' senza nessuno intorno che le desse fastidio.
Io non avevo obbiettato.
Mi ero limitata ad annuire e a darle un bacio sulla guancia per incoraggiarla. La capivo dopotutto, se fossi stata nella sua situazione avrei fatto la stessa cosa.
Urié era andata in palestra per smaltire la fetta di torta che si era mangiata questo pomeriggio e Micky aveva deciso di andare in biblioteca, per non disturbarla perciò io ero tornata in camera mia per poter parlare tranquillamente con Fire.
Niente solo che odio Sulfus! Mi rispose sbuffando.
Era seduta sul suo trono, le braccia e le gambe conserte e il viso imbronciato. Sospettavo che quel trono fosse in qualche modo confortante per lei.
<< Va bene. Mi vuoi dire il perché di quest'odio? >>
Insomma, voglio dire, è uno stronzo, un abbindolatore di merda! E tu che ci caschi come un'oca in piena crisi ormonale! E poi flirtare così con te! Così spudoratamente e poi trae anche i suoi vantaggi 'sto bastardo.
Mi irrigidii.
No dai, non poteva essere che...
E poi fa tanto il timido e il sensibile e poi è solo un bugiardo manipolatore che tratta così una cazzo di verginella. E cosa ci troverà di tanto interessante in te? Sono diecimila volte meglio io!!!
Ooookayyy...
<< Fire tu non... sì insomma... non sei gelosa vero? >> sussurrai incerta ma con delicatezza.
Lei boccheggiò sconvolta e non mi rispose subito, nel suo sguardo apparve un barlume di insicurezza ma poi strinse fieramente i pugni e mi fulminò con un'occhiata. Ma una traccia di dolore s'impresse sul suo volto.
Fu quella traccia a intenerirmi.
Che stronzata, io gelosa di una come te? Gelosa di una ragazza diecimila volte più bella, più interessante e simpatica di me? sentii la sua voce incrinarsi, gli occhi luccicare e le guance farsi rosse.
Di una ragazza che è capace di farsi amare da tutti, nessuno escluso e che sarebbe capace di affascinare un ragazzo anche solo guardandolo? No, di che cosa dovrei essere gelosa? sibilò amareggiata.
Le lacrime avevano iniziato a solcarle il viso con violenza, lei abbassò la testa fissandosi ostinatamente le caviglie. La schiena rigida come se non volesse del tutto perdere la sua dignità.
<< Fire... >> mormorai angosciata.
Avevo gli occhi lucidi e il mio istinto materno si era risvegliato.
<< … ti prego non piangere... >>
Ne ho tutto il diritto non credi? singhiozzò, il viso parzialmente nascosto dai capelli.
Schioccai la lingua, contrariata, e immaginai mentalmente di abbracciarla, sperando che la potessi in qualche modo confortarla.
<< Tesoro ti stai facendo dei complessi che non stanno ne in cielo ne in terra!!! >> protestai cercando di farla ragionare.
Lei scosse bonariamente la testa.
E tu non hai neanche un briciolo di autostima! replicò asciugandosi le lacrime.
<< Guarda che Sulfus è il primo ragazzo che mi degna di un'occhiata! >>.
Lei si imbronciò, incrociando le braccia al petto con aria cocciuta.
Tutti i ragazzi che siano Angel o Devil ti hanno sempre guardata! Dici che Sulfus è il primo solo perché era l'unico ragazzo cui ti interessasse davvero essere guardata! Ma se ti svegliassi un po' e prestassi un po' di attenzione a ciò che ti circonda ti saresti accorta che qui tutti i ragazzi ti fissano!!!
Non sapevo cosa rispondere, come potevo fare per convincerla del contrario.
<< Comunque guarda che Sulfus... non so, insomma... quando sono vicina a lui... sento di aver perso ma allo stesso tempo ritrovato qualcuno... Sono certa che lui centri in qualche modo ma non riesco a capire in che modo... >> dichiarai infine sconfitta.
Fire non proferì parola, si limitò a scendere dal suo trono continuando a scuotere la testa con aria contrariata. Il trucco si era sciolto ma la rendeva ancora più bella e, triste, si trascinò fino a una porta di legno scuro dall'aria piuttosto antica, apparsa magicamente in mezzo alla stanza.
Al di là si poteva vedere un tetro giardino nebbioso, gli arbusti secchi si attorcigliavano verso l'alto, sui tronchi di alberi senza foglie cresceva muschio verde scuro, un sentiero di erba più bassa e secca partiva dalla porta per poi perdersi nelle colline erbose. Il cielo era grigio e verdastro, sembrava che volesse prendere il colore di tutte quelle erbacce.
Alla fine del sentiero, in lontananza, si poteva intravedere una vecchia casa fatta prevalentemente di legno, il fumo grigio scuro fluttuava in generosi rivoli dal camino, confondendosi poi nella nebbia.
La zona in cui era apparsa la porta mutò, prendendo i toni del paesaggio, l'edera crebbe sui battenti arcuati della porta e in cima un corvo nero teneva nel becco un cordoncino, con appesa una bella chiave fatta di filigrane d'ottone e rame.
Fire si avvicinò alla porta e il suo vestito cominciò a mutare, un corpetto tenuto assieme da stringhe di raso cremisi tutto arricciato sulla schiena, la gonna era di un tessuto trasparente su i primi due strati mentre nell'ultimo era di seta del colore del sangue che le ricadeva morbidamente sulle gambe e sulla vita. Anche i capelli cambiarono, divennero lunghi fino a metà schiena, ondulati e un po' in disordine. Le ricadevano con delicatezza sulle spalle e sulla schiena. Poi anche il colore cambiò diventando biondo scuro, quasi castano chiaro in certi punti e biondo miele in altri. Il corpo divenne leggermente più alto e le braccia più delicate ma agili, i fianchi più snelli e slanciati. Le unghie si smaltarono di rosso la carnagione si fece più dorata.
Era girata di spalle quindi non riuscii a vederla in viso. Camminava a piedi nudi sull'erba secca e appuntita che le era cresciuta nella parte di stanza dove era apparsa la porta, ma non barcollava nemmeno, ne si lamentava.
Infine quando allungò lentamente una mano verso il corvo per prendere la chiave dal becco disse: << Ci sono così tante cose che tu hai perso... >>.
Ma la voce non era quella di Fire.
Mi era molto più familiare ed era molto più dolce e musicale, ma anche calda e fraterna. Come un raggio di sole in una giornata buia.
<< … in molte vite questo senso di vuoto che ci ha prese l'anima ci ha spinte alla morte... al suicidio... >> continuò la ragazza stringendo tra le mani la chiave che il corvo le aveva dato.
<< … ma se adesso noi non ricorderemo in tempo... ne moriremo... moriremo sul serio e non potremo più reincarnarci, mi capisci Luce? >> sussurrò dolcemente giocherellando con la chiave.
Io non risposi, non mi mossi, non ero in grado di fare niente. Avevo totalmente perso il contatto con il mio corpo, gli occhi mi si erano chiusi e il corpo si era abbandonato sul letto. Solo la mia mente era cosciente.
La ragazza sospirò e lentamente, molto lentamente mi guardò, come se avesse paura della mia reazione.
E aveva ragione perché rimasi scioccata da ciò che vidi.
Il suo viso era identico al mio!
Le labbra carnose e a cuore, il naso grazioso e all'insù, gli zigomi alti, il viso a cuore, le sopracciglia delicate e le ciglia folte.
Solo gli occhi erano diversi, erano sempre grandi e espressivi ma fu il colore a sorprendermi. Lei alzò il viso gli occhi neri erano lucidi e brillavano come gocce di ametista o ghiaccio nero sul fondo di un bicchiere.
Già... erano neri come la notte, come un diamante nero, come l'ossidiana e l'onice.
<< Ti prego Luce devi cercare la fonte, la pietra! >> mi gridò disperata, le lacrime le bagnavano le guance.
Un inquietante fumo nero stava inghiottendo pian piano la stanza, lasciando dietro di se solo il nulla. Si stava avvicinando, ostile, verso la porta minacciando di farla sparire.
<< Nella pietra c'è la fonte dei ricordi! Devi trovarla, fa presto Luce! >> mi pregò stringendo forte la stoffa trasparente del suo vestito.
Il corvo gracchiò, come per ribadire il concetto e volò via, verso la casa di legno che adesso sembrava più sfocata e distante.
<< La pietra è custodita nei sogni, Lucy. >> questa volta a parlare era stata la voce di un ragazzo. Una voce che mi sembrava così familiare.
<< Ogni volta che sognerai, cerca il corvo. Ti porterà alla porta! >> continuò quella voce melodiosa ed eterea.
<< E quando la troverai prendi la chiave dal suo becco, ti servirà per aprirla. Ma ti prego Lucinda... >> supplicò Lune prima di sparire in quel fumo.
<< Non mi abbandonare ancora... >>
Poi non sentii più niente, neanche una luce, ne un suono. Tutto cadde nell'ombra dell'incoscienza e sfinita caddi in un sonno sfinito, senza sogni.
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