sabato 26 luglio 2014

Capitolo 22 - Dangerous, Exhibited And Vulnerable

DANGEROUS, EXHIBITED AND VULNERABLE

Il vento arido del deserto mi scompigliò i capelli.
La sabbia mi frustò la pelle e mi fece chiudere gli occhi istintivamente.
« Perché siamo in un deserto?!? » strillò Kabalè isterica.
« Hanno paura che qualcuno le veda! » le rispose Kabiria con un ghignò ironico.
Sbuffai.
« Non lo avete capito? Così nessuno si farà male! » le corressi alzando gli occhi al cielo.
« Nessuno tranne voi ovviamente. » ribatté Sulfus a braccia conserte.
« Se fossi in te non ne sarei così sicura… » intervenne Candy allontanandosi un po' da noi.
« Video Fly! » gridò e le sue ali proiettarono su una duna dorata un'incrocio tra un robot e un arcangelo gigante.
« Forte! Un'Arcangelo robot! » strillò Micky ammirata.
« Bella mossa Dolce. » la lodai e lei mi sorrise con gli occhi pieni di orgoglio.
« Graaazie. »
« Ora tocca a voi. Vediamo come ve la cavate… » disse Uriè puntando un dito contro i Devil.
L'Arcangelo di ferro lanciò un laser fucsia contro un roccia vicinissima a loro e quella si sgretolò in meno di un secondo.
« Lo sistemo io quel mucchio di ferraglia. » dichiarò Kabalè avvicinandosi al robot.
« Metamorphosi Fly! » gridò e si trasformò in una sottospecie di drago senza ali, viola scuro. In realtà sembrava più una lucertola gigante con un collare borchiato al collo.
Kabalè sibilò minacciosa e si avventò sulla testa dell'Arcangelo.
Sfoderò una fila di denti affilati come coltelli e morse furiosamente il braccio di acciaio.
L'Arcangelo ribatté tirandole un pugno nello stomaco, facendola sbattere violentemente a terra con un tonfo sordo.
Kabalè alzò la testa ma non riuscì ad andare lontano. L'Arcangelo infierì su di lei, tirandole calci furiosi per impedirle di alzarsi.
« Sulfus! » disse Kabiria spingendolo, come se fosse colpa sua.
« Non vedi che Kabalè è in difficoltà? Aiutala! » strillò preoccupata osservando la scena allarmata.
Sulfus che aveva osservato tutto con le braccia conserte, della serie io-sono-il-tuo-Dio-lavora-schiava!, analizzò per un po' la situazione poi spinse via Kabiria e disse: « Okay, ora basta giocare con i giocattoli. Adesso fate spazio al sottoscritto… » annunciò avvicinandosi al robot.
« Fire Fly! » gridò e le sue ali furono incorniciate da fiamme rossastre e arancioni. Le sue iridi presero sfumature rossastre, diventando quasi del colore del granato.
Era ancora più bello così…
Era così… così…
Non sapevo nemmeno come spiegarlo.
Era… beh…
Piuttosto stronzo, piuttosto maschio, piuttosto sexy…
Una palla di fuoco si concentrò nelle sue mani e colpì in pieno l'Arcangelo che subito prese fuoco.
Dolce strillò e chiuse gli occhi in preda al dolore. Era piegata in due come se le facesse male la pancia.
« Dolce! Tutto apposto? » le chiesi preoccupata tenendola per un braccio. Lei lentamente annuì e mi fece un sorriso tremante.
« Sì tranquilla. » mormorò con voce strozzata.
« L'Arcangelo ha bisogno d'aiuto! Dobbiamo intervenire subito! » ci fece notare Micky.
Mmm…
Uriè sembrò avere un'idea perché le si illuminarono gli occhi e si allontanò un po' da noi, allargando le braccia.
« Meteo Fly ! » urlò e il cielo cominciò a riempirsi di nuvoloni grigi. I fulmini squarciarono il cielo e grosse gocce di pioggia caddero, estinguendo l'incendio. L'Arcangelo scomparve e Kabalè tornò nella sua forma originale tossendo e tirandosi su a fatica.
Dolce si raddrizzò, gli occhi erano ancora lucidi ma adesso stava decisamente meglio.
Sbuffai infuriata e lo guardai con tutta la rabbia, l'odio e il desiderio che avevo in corpo.
« Ecco… hai visto? Sei il solito fuoco di paglia, ti accendi subito ma ti spegni in un'attimo. » lo provocai guardandolo malissimo, la mia voce tremava leggermente.
Lui sostenne la mia occhiata con una molto ma molto irritata e mi si avvicinò.
« Non sai quanto mi irriti! Non sei altro che un'insignificante insetto alato! » mi sputò contro.
Era vicino.

Troppo vicino.
E sembrava seriamente che mi volesse picchiare.
« Sulfus! Non fare sciocchezze! » lo fermò Kabiria.
Uriè mi si avvicinò con fare protettivo.
« C'è il Veto, cretino! Non puoi toccarla! » gli disse tenendomi per un braccio.
Lui si prese il polso come se faticasse a trattenersi dal toccarmi.
Era pericolosamente vicino al baratro, un'altra spinta e avrebbe ceduto. Lo sguardo con cui mi guardava ne era la prova.
Io ormai ero completamente andata e il mio cervello doveva essersene andato in vacanza perché invece di allontanarmi spaventata, come sarebbe giusto fare in una situazione del genere, alzai fieramente il mento e lo provocai dicendo: « Forza, provaci se hai coraggio! ».
Lui mi si avvicinò ancora di più con il delirio negli occhi ma Kabalè lo fermò prendendolo per le spalle.
« Adesso basta! Il Veto parla chiaro! » disse guardandolo con severità.
« Devil e Angel non possono toccarsi, almeno quando sono in forma angelica e diabolica… ».
Il che vuol dire che…
« Quindi… » iniziò Sulfus ma Kabalè lo interruppe subito annuendo.
« Sì esattamente. » ci confermò Kabalè.
Sulfus mi guardò, gli occhi di topazio luccicavano, e concentrandosi fece cambiare il paesaggio intorno a noi.
Al posto delle dune dorate e sabbiose e del cielo azzurro e il sole accecante adesso c'erano pareti di metallo grigio.
Eravamo tornati nell'aula sfida.
Solo noi due.
Isolati da tutto e da tutti.
Mi irrigidii subito, alzando la guardia. Il sesto senso in allerta.
«Perché siamo tornati in aula sfida?» chiesi un po’ confusa e, incuriosita alla grande.
Lui mi fece il suo temibile sorriso da cattivo ragazzo e i suoi occhi si accesero.
« Aspetta e vedrai. Basilisco, attiva metamorphosi! »
Si trasformò in terreno e poi - che mi sorrise in un modo che mi fece girare la testa e saltare al cuore un paio di battiti a parte - strinse una mano a pugno e si tenne il polso con l’altra, quasi si trattenesse a stento dal toccarmi. Esattamente come qualche minuto fa.
« Ma che fai? Lo sai che non puoi trasformarti in terreno senza un valido motivo! » replicai automaticamente.
« Beh le regole sono fatte per essere trasgredite... e poi un valido motivo
ce l’ho Angel... »
« A sì ?» lo provocai.
« Non posso sfidarti da Devil ma posso farlo come terreno. »
mi disse avvicinandosi ancora di più ed io gli feci un sorriso del tipo: “ forza toccami, voglio proprio vedere se ne hai il coraggio”.
Mio Dio che cosa mi sta succedendo ?!?!?
« Avanti Angelo mio trasformati. » mi provocò.
« E se non volessi? » chiesi senza cambiare di un millimetro la mia espressione, mantenendola giocosa e rilassata. Ero decisa a non far vedere la mia titubanza altrimenti me l’avrebbe rinfacciata per tutta la mia vita.
Pardon volevo dire per tutta la mia esistenza.
« Ecco! » disse con la sua risata profonda e melodiosa.
« Lo sapevo! Te la fai sotto eh? »
Va bè non è che abbia fatto molta differenza e ad ogni modo... Eh no! Te lo puoi anche scordare!
Con un sorrisetto di sfida mi trasformai.
« Coks, attiva metamorphosi! »
Quando finii di mutare lui non perse tempo.
« Ora te le suono » mi minacciò accucciandosi leggermente, come una pantera con la sua preda. Gli occhi che mi puntavano, affamati.
Il mio cuore sprofondò e fui scossa da brividi in tutto il corpo.
Dio come mi piaceva quando mi guardava così…
« Non credo proprio ! » sussurrai con voce arrochita dal desiderio ( Desiderio? ) stando al gioco e correndo fuori dall'Aula sfida.
Sentii alle mie spalle la sua risata sommessa e con un'agile scatto mi inseguì.
Corsi più veloce che potei e misi tre metri buoni di distanza tra noi. Corsi e mi sentii leggera, come se fossi ancora in forma sempiterna.
Mi piaceva.
Mi piaceva la sensazione di essere inseguita, mi faceva sentire meno…
Sola.
Mi faceva sentire bene, felice.
Ma non era solo questo che mi piaceva, c’era qualcos’altro...
In quel momento sapevo che se avessi allungato la mano, avrei toccato il cielo con un dito senza neanche usare le ali.
Mi diressi al parco, i terreni erano tutti a lezione quindi era deserto.
Lo avevo seminato, ma non per molto. Dovevo sbrigarmi a trovare un nascondiglio.
Mi guardai velocemente attorno e decisi di mettermi dietro una colonna, vicino a un cespuglio.
Aspettai qualche secondo, recuperando il fiato e, ansimante mi sporsi leggermente per guardare.
Sulfus era vicinissimo. Si stava guardando intorno, cercandomi. Quando mi diede le spalle io uscii quatta  quatta allo scoperto poi mi avvicinai velocemente. Lui si girò ed io gli sfiorai il petto con le mani, spingendolo leggermente per poi ricominciare a correre e a ridere come una scema.
A proposito…
Perché diavolo stai ridendo?!?! gridò esterrefatta e disgustata una voce dentro di me ma io la ignorai facilmente, distratta dalla risata di
Sulfus.

Lui rise assieme a me e ricominciò a correre. Corsi per un po' finché lui non mi raggiunse e mi braccò, costringendomi a girare a sinistra. Feci un piccolo gridolino divertito ed entrai in una classe a caso.
Non potendo fare molto lì dentro mi appoggiai ad una cattedra con i gomiti e la schiena. Entrò anche lui e si appoggiò ad un banco. Ansimammo per  un po' ed io reclinai la testa all'indietro sfinita. Ma era scomodo, perché ogni volta  il petto si alzava troppo e mi bloccava il respiro. Alzai la testa e incrociai gli occhi di Sulfus. Mi fissò per un po' in un modo che mi mise subito in agitazione e poi mi sorrise.
« Sei veloce per essere un'Angel. » disse ansimando per lo sforzo di prima.
Sentii il viso riscaldarsi e questa volta non era per la corsa. La tentazione di abbassare la testa era forte, ma resistetti facendo finta di niente.
Era vero però. I Devil in teoria devono essere più veloci degli Angel (visto che loro hanno la pelle al posto delle piume) anche in forma terrena.
« Non ti arrendi mai eh?»
gli chiesi per poi correggermi di colpo.
Non volevo sembrare troppo interessata.
« Ora vado. Ciao ciao! » dissi e ricominciai a correre.
Lui sbuffò ma mi seguì.
Non sapevo bene dove andare così corsi in un corridoio dove non ero mai
stata prima. Era lungo con una parete fatta interamente di finestre e statue di marmo raffiguranti angeli e angeli caduti.
La luce ingrigita dalle nuvole che oscuravano il cielo gettavano ombre sulle statue e sul pavimento di marmo bianco. Creando un effetto magico e surreale. Quasi in fondo al corridoio c’era una colonna attaccata alla parete che nascondeva una scala che scendeva. Verso un altro piccolo corridoio probabilmente.
Scesi di corsa le scale e sull’ultimo gradino caddi sbattendo il petto contro il marmo duro. Gemetti debolmente ma mi rialzai subito. Sulfus ormai era a cinque o sei passi da me. Avevo ragione, il corridoio portava a un piccolo corridoio...
Troppo piccolo.
Lui mi prese i polsi da dietro e mi fece girare, spingendomi con il corpo ( e che corpo! ) contro la parete.
sussurrò e il mio cuore perse un battito.
« Ti ho presa... »
Lo fissai. Perché mi sento così...
« Non che avessi molti dubbi, anzi… » continuò lui con un sorriso pirata che gli illuminò il volto.
... rapita?
Non so come chiamare questa sensazione. Ma mi toglie il respiro e mi fa battere forte il cuore.
Lo sfidai con gli occhi per poi abbassare lo sguardo e sorridere.









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