sabato 26 luglio 2014

Capitolo 38 - The key


Un forte odore di metallo mi invase i polmoni facendomi tossire.
Aprii gli occhi di scatto e mi tenni la pancia per cercare di non vomitare.
Non ero più nella mia camera, ma in un'altra… molto più familiare. Una camera che avevo visto milioni di volte nella mia mente…
Mi tirai su a sedere inghiottendo un singhiozzo, il pizzo nero del letto mi sfregò le gambe, la stoffa dei cuscini mi accarezzò le braccia.
Mi guardai attorno e in effetti sì… poco più in là c'era un trono.
Mi alzai avvicinandomi a quel trionfo di gemme e seta.
Era molto bello ed ero sicura che dava molta soddisfazione sedercisi sopra…
Ma di Fire nemmeno l'ombra.
Presi un respiro e gridai: « Fire! ».
Non mi preoccupai molto di regolare la voce. Tanto questo era uno dei miei soliti sogni, ci potevo scommettere.
« Sono qui… » il sussurro mi arrivò attutito. Un suono molto lieve.
Mi guardai attorno ispezionando ogni angolo della stanza, i candelabri attaccati alle pareti di tanto in tanto mi aiutavano… ma io continuavo a non vederla.
« Non ti vedo… »
Un movimento nell'oscurità attirò la mia attenzione e una figura si materializzò.
« Sono qui… » sussurrò trascinando i piedi verso di me, stanca. Mi passò di fianco ma non mi degnò nemmeno di un'occhiata, si buttò sul letto a peso morto come se avesse appena fatto una maratona e adesso quasi non si reggesse in piedi.
Ma aveva tutta l'aria di averla fatta sul serio…
I capelli erano spettinati e arruffati con una ciocca più corta e una più lunga dell'altra come se qualcuno glieli avesse tagliati.
Gli occhi erano rossi e gonfi dalla stanchezza, i vestiti spiegazzati e stracciati.
« Oddio che ti è successo? » le chiesi in un soffio.
Lei all'inizio non mi rispose.
Respirava come se facesse fatica a far entrare l'aria nei polmoni, gli occhi chiusi come se le girasse la testa e stesse cercando di riprendersi.
Tossì pesantemente e con una contrazione della pancia si tirò su continuando a tossire come se volesse vomitare.
Mi sedetti sul letto accanto a lei e le tenni la fronte per aiutarla a sostenere la testa, con l'altra mano le accarezzavo dolcemente la schiena.
Fire fece un paio di respiri profondi e con un sospiro si tirò su raddrizzandosi.
« Stai meglio? » le chiesi tenendole un braccio per paura che cadesse giù dal letto sbilanciandosi.
Lei ridacchiò piano e passandosi il dorso della mano sulla fronte sudata sussurrò: « Beh… diciamo pure che sono stata meglio. ».
Un altro attacco di tosse la fece piegare un attimo in due ma lei si raddrizzò cercando di rimanere seduta.
Non potevo dirle di sdraiarsi perché le avrei peggiorato la tosse…
Ma non poteva rimanere così!
« Aspetta… cerca di appoggiarti con la schiena al muro. » sussurrai aiutandola a spostarsi.
Lei si fece leva con le braccia e riuscì ad arrivare alla parete abbandonandoci la schiena e la testa.
Aspettai qualche minuto ascoltando il suo respiro irregolare che usciva a fatica dalle labbra martoriate.
Alla fine riaprì gli occhi e allungò un braccio facendo apparire un bicchiere d'acqua che prosciugò con un solo sorso.
Aveva le mani graffiate e tremavano leggermente, come se lei stesse cercando di farle smettere senza troppo successo.
« Fire cristo santo mi vuoi dire che ti è successo? » le chiesi ancora e questa volta lei mi sentì.
Sospirò e scosse la testa.
« È stato tutto volontario te lo giuro, nessuno mi ha fatto nulla. Ho fatto tutto io… » sussurrò con un filo di voce.
« Non è quello che ti ho chiesto. » protestai.
Si schiarì la voce e si sporse un po' all'indietro per prendere qualcosa dalla tasca dei pantaloncini.
« Forse questa la riconosci… » sussurrò mettendomi in mano un oggetto di metallo.
Era sottile ma non riuscivo a vederlo bene…
Me lo portai più vicino al viso.
Era una chiave.
Oddio non mi dire che è quella chiave…
« Fire, ti prego, dimmi che non lo hai fatto… »
« Mi sono resa conto che io non sto aiutando molto in questa cosa della pietra… mi sono sentita in dovere di farlo. »
Oh mio Dio!
« Cristo Fire tu sei pazza! Guarda come ti sei ridotta! » quasi le gridai stringendola in un abbraccio cauto.
Avevo paura di farle male con tutti i graffi che aveva.
Ma lei non sembrò badarci e ricambiò l'abbraccio, sentivo le sue mani tremare dietro la schiena.
Sì.
Lo sapevo, avevo scelto di ignorarla, di far finta che non l'avessi mai sentita. Ma così facendo l'ho costretta a torturarsi in questo modo…
Era colpa mia, solo colpa mia.
Ha seguito quel corvaccio per aiutare me, e mi fa arrabbiare sapere che avrei potuto evitarlo.
Pensavo che alla fine Fire ci avesse rinunciato. E invece no.
È andata fino in fondo finendo poi per farsi male.
Un singhiozzo mi sfuggì dalle labbra, le lacrime iniziarono a rigarmi le guance copiosamente.
Ma non avevo alcun diritto di piangere.
Assolutamente nessun diritto.
Anzi.
L'unica in questa stanza che aveva il diritto di piangere era solo e soltanto Fire.
Lei mi strinse un po' più forte e mi accarezzò un braccio con la mano per darmi un po' di conforto. Ma non era giusto.
Mi scansai senza guardarla negli occhi.
Mi vergognavo troppo e mi avrebbe fatto male vedere i segni delle mie scelte sulla sua pelle.
Fire tossì ancora e portandosi una mano alla bocca per cercare di smettere mi sussurrò: « Non è colpa tua… sul serio. ».
Sì che era colpa mia, la colpa era solo e soltanto mia.
« Sì invece. Se non ti avessi ignorata a quest'ora non saresti ridotta così. »
Sbuffò contrariata.
« Era una reazione normalissima quella che hai avuto Raf! Anch'io se fossi stata in te avrei fatto così. » ribatté lei e poi fece un sorriso amaro.
« Anzi, sono io che dovevo provare in qualche modo che non ero frutto della tua immaginazione o della tua pazzia. Va bene così, sul serio… ».
No che non andava bene!
Un altro singhiozzo mi sfuggì e la abbracciai più forte.
« Mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace… » sussurrai più e più volte.
Mi dispiaceva sul serio, non volevo che soffrisse al posto mio.
Fire mi baciò la nuca e poi mi diede un pizzicotto sul braccio.
« Okay ti perdono! Però molla la presa polipo! Che altrimenti mi soffochi! » cercò di sdrammatizzare e mi sfuggì una risata.
Mi staccai da lei e mi asciugai le lacrime con il dorso della mano.
« Tu piangi troppo spesso! Sorridi di tanto in tanto! » mi rimproverò.
Ridacchiai e mi sistemai meglio sul letto, mettendomi a gambe incrociate.
Fire sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
« Non vedo l'ora di uscire dalla tua testa! Sei troppo strana. » si lamentò.
Io le pizzicai una guancia e misi il broncio giocosamente.
Questa volta fu lei a ridere.
« Allora… Lucien è tornato all'attacco eh? » disse con una smorfia.
« Già. » risposi mangiucchiandomi l'unghia del pollice.
Sospirò.
« Beh, almeno si è scusato. E forse per questo, quando esco da qui, non lo prenderò a calci sulle palle ma potrei semplicemente prenderlo a pugni su quel suo bel visino. » borbottò acidamente.
Quando uscirà da qui… mmh… come?
« Toglimi una curiosità… come farai a uscire da… ehm… me? » chiesi un po' titubante.
Lei si strinse nelle spalle.
« Una volta che avrai trovato la pietra e che avrai ricordato il tuo passato il mio compito sarà finito. E allora potrò uscire… » rispose raggiante.
Immaginavo come doveva essere…
Vivere nella testa di qualcun altro.
« Immagino… »
« E poi potrò prendere Lucien a calci in culo! » esultò battendo le mani come una bambina.
Risi ma ancora non capivo una cosa.
« Ma si può sapere da dove viene tutta questa antipatia? »
Lei si rabbuiò e si mise a braccia conserte mettendo il broncio.
« Diciamo che… ci sono state alcune… ehm… incomprensioni. » sussurrò.
Sbaglio o è arrossita?
« Fire… » la ripresi un po' insospettita «… che tipo di incomprensioni? ».
Lei borbottò qualcosa di incomprensibile e prese a giocherellare con un filo del bordo dei suoi pantaloncini.
« Come scusa? Non ho capito. »
Fece un respiro profondo.
« Ecco io… a quel tempo… ero… ero innamorata di Lucien… » balbettò.
« Però… lui era innamorato di Valerie… solo che io non lo sapevo e quindi… insomma mi sono sentita un'illusa. » mormorò.
Cosa? Lei era innamorata di Lucien?
Beh la cosa non dovrebbe sorprendermi più di tanto in realtà…
Lucien è davvero bello…
« Mi dispiace Fire… » sussurrai.
Lei scosse le spalle come se non importasse poi così tanto.
« Non è uno stronzo, non è colpa sua lo so… ma non riesco a non odiarlo. » disse.
Ah ho capito… lei lo odiava solo per il torto che le aveva fatto. Non per il suo carattere.
« Però anche tu dovresti odiarlo visto quello che ti ha fatto. » mi fece notare lei.
Sì dovrei avercela a morte con lui ma… non so perché… lo capivo.
Problemi di specie aveva detto lui.
Non sapevo cosa significasse ma in fondo lo comprendevo, sapevo che cosa voleva dire inconsciamente.
« Beh la vita va avanti no? » minimizzai.
Aggrottò la fronte, semi incredula.
« Se lo dici tu. » disse e poi sembrò ricordarsi di qualcosa.
« Maaa… il maglione che hai in vita? Da dove arriva? » chiese con aria maliziosa.
Sentii le gote arrossarsi ma feci finta di niente.
« D-Da nessun posto che ti possa interessare. » dissi e ringrazia sinceramente Dio per aver balbettato solo nella prima parola.
« Mmh… » fece lei sistemandosi meglio sul letto, fece una smorfia quando si appoggiò con le mani ma durò solo un attimo.
« Il corpo di Kee… ehm… volevo dire Sulfus, mi interessa molto invece! » ridacchiò.
Le lancia un'occhiata che avrebbe potuto tagliare l'acciaio.
« Taci tu e torna a sbavare su Lucien! »
Lei rise più forte e cantilenò: « Gelosa! Gelosa! Gelosa! ».
Le rifilai una gomitata in risposta, piano ovviamente, non volevo che si ferisse ancora.
Lei mise il broncio e disse un finto « Ahia! » massaggiandosi il punto in cui l'avevo colpita.
Alzai gli occhi al cielo.
« Attrice! » la rimproverai ridacchiando.
« Antipatica! » ribatté facendomi la linguaccia.
Poi si raddrizzò e scrutò l'aria, come se avesse sentito qualcosa.
Mi guardai attorno anch'io ma non vedevo cambiamenti…
« Cosa c'è? » le chiesi.
« Missá che ti stai per svegliare. » disse.
Cosa?
No!
« Sei sicura? Se vuoi rimango con te ancora un po'… » ribattei scrutandole le ferite.
Alzò gli occhi al cielo.
« Non dire cretinate! Vai! » disse e i contorni della stanza sfumarono fino a inghiottire tutto.


Mi svegliai che qualcuno mi stava trapanando il cervello…
Ah no, era una sveglia.
Con un mugolio allungai una mano per spegnerla. Aveva un suono così fastidioso!
Sbuffai e mi tirai su strofinandomi gli occhi, ma quando strinsi il pugno notai che avevo qualcosa in mano.
Era la chiave…
Una chiave d'ottone tutta riccioluta.
Ma adesso non avevo tempo da perdere, dovevo scendere e dovevo farlo in fretta. Non mi volevo perdere la spiegazione degli istruttori.
Scesi dal letto e cercai qualcosa da mettermi.
Non faticai molto in realtà… sul mio letto, tutti belli piegati, c'erano una canottiera nera con su scritto in una grafia bella e limpida "The stars can't shine without darkness" scritto con un azzurro shocking e un pantaloncino di jeans bellissimo, sdrucito sui bordi e con del pizzo bianco qua e là assieme a qualche Swarovski e una cinturina sottile sempre azzurro shock.
Tirai su la maglietta e notai con mia grande sorpresa che dietro alla schiena c'era un tessuto trasparente con del pizzo nero che richiamava quello dei pantaloncini e dei brillanti anche lì.
Mi infilai sia la canotta che il pantaloncino, sul comodino di cristallo c'era un astuccio e un cordoncino di pelle nera…
Presi il cordoncino, aveva dei ganci così che potevi usarlo come collana.
Afferrai la chiave e infilai il cordoncino in un buco tra le filigrane alla fine della chiave e me lo allacciai al collo.
Dopodiché aprii l'astuccio e scoprii che dentro c'erano alcuni trucchi e uno specchietto.
C'erano un mascara nero e uno azzurro acceso, un eye-liner azzurro e nero anche quello e un lucida labbra forse un po' troppo rosso per i miei gusti…
Non ci feci molto caso comunque e obbedii all'ordine silenzioso, mi misi sia eye-liner che lucida labbra, i mascara… beh non sapevo cosa farmene con due mascara.
Alla fine decisi di mettere quello nero sulla radice e quello azzurro sulle punte delle ciglia.
Affianco all'astuccio poi c'era una specie di pezzo di carta grande come un foglio, forse un po' meno, con sopra un corvo nero con le ali spiegate. Sembrava uno di quei tatuaggi che si mettono ai bambini, applicati con l'acqua.
Decisi di metterlo anche se non sapevo bene dove…
Affianco c'era un'altra figura più piccola, con una piuma tutta riccioluta e decorata, era azzurra azzurra sulle punte e nera all'interno, come le piume del corvo.
A quanto pare questo animale non faceva che ossessionarmi giorno e notte…
Sospirai e mi ispezionai il corpo.
Forse potevo mettere la piuma all'interno del polso destro… e il corvo… boh.
E poi era pure bello grande!
Sulla spalla non ci sarebbero state nemmeno un decimo delle ali spiegate.
Sul petto sarebbe troppo… volgare.
Sulla schiena allora. Tanto le ali non le avevo in quel momento.
Sarebbe stato difficile arrivarci… ma potevo provare.
Okay adesso però che acqua usavo?
La brocca di prima si era dileguata.
Missá che dovevo usare per forza l'acqua della coppa… non ne prenderò molta, solo quel che bastava per applicare i due tatuaggi.
Mi sfilai la maglia e presi la canotta con cui ho dormito, bagnandola tutta. Poi la tirai su e la strizzai per togliere l'acqua in eccesso.
Mi slacciai il reggiseno e mi applicai il tatuaggio, feci gocciolare un po' di acqua sulla carta inzuppandomi la schiena.
Per farlo fui costretta ad abbassare la testa, fissai lo sguardo sulle filigrane del cinto e scossi la testa.
Aspettai qualche minuto e poi rimossi la carta con delicatezza. Riuscii a vedere con la cosa dell'occhio un bagliore quando finii di tirare via la carta.
Girai la testa per guardare la punta delle piume che mi occupavano l'inizio delle spalle.
Erano magnifiche, disegnate in maniera precisa e fantasiosa assieme.
Sfiorai la punta di un ala del corvo sulla mia spalla e mi sorpresi a constatare che non era ne appiccicosa ne di plastica.
Sembrava di toccare la mia pelle naturale.
Wow…
Feci lo stesso anche con la piuma, posizionandola sul polso destro.
Un lampo di luce bianca e il tatuaggio si impresse sulla mia pelle.
Mi rimisi la canotta e mi sistemai davanti alla coppa di marmo. C'era un ripiano accanto dove c'era un fodero con un gancio con cui potevi attaccarlo alla cintura. Dentro al fodero si poteva notare il manico di un coltello.
Lo presi e me lo agganciai alla vita, poi tirai fuori il coltello e mi tagliai di nuovo il palmo.
Grazie a Dio che poi quando bisognava mischiare il sangue con l'acqua le ferite si rimarginavano altrimenti mi sarei già dissanguata.
Rimisi il coltello nel fodero e schiusi il palmo per far scivolare il sangue nell'acqua.
Sentii il familiare strattone allo stomaco e la sensazione di freddo sulla pelle e mi ritrovai di nuovo nel centro del palazzo.
Ma era strano… sembrava che fosse ancora notte.
E un'occhiata dalle finestre confermò la mia ipotesi.
Qualcuno mi prese dentro a una spalla e mormorandomi un "scusa" un po' incerto tirò dritto per la sua strada.
Era pieno di gente, angeli o demoni che siano. Tutti ammassati in questo specie di gigantesco salone di ritrovo.
« Ehi ciao! » mi chiamò qualcuno dalla voce familiare.
Mi girai verso la fonte della voce.
Era Cora.
Si avvicinò con una grazia che quasi mi sconvolse, considerata poi la ressa era un miracolo rimanere solo in equilibrio.
« Ci si rivede eh? »
Aveva dell'eye-liner arancione fosforescente che risaltava in mezzo alla sua pelle abbronzata.
« Che bello! Il tuo eye-liner è fosforescente. » le feci notare sinceramente colpita.
Lei ridacchiò così delicatamente che quasi non la sentii.
« Anche il tuo! » disse.
Davvero era fosforescente?
Wow…
E un'occhiata veloce al polso mi confermò che anche i tatuaggi erano fosforescenti, nei punti in cui erano blu.
« Che ne dici? Usciamo un attimo? Io mi sento soffocare. » proposi.
Lei annuì e ci dirigemmo verso la porta d'acciaio.
Era strano perché nessuno sembrava badare a chi fosse angelo e chi demone. Chiacchieravano come se nulla fosse.
Cora sembrò notare il mio sguardo spaesato perché sussurrò: « Non servirebbe a molto fare distinzione, dopo il test non conterà più se uno è un angelo o un demone. ».
Non conterà più se uno è un angelo o un demone…
Che cosa significava?

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