Era notte fonda ormai ma proprio non riusciva a prendere sonno…
Non riusciva a capire il comportamento di Raf…
Sembrava un'ottima candidata al ruolo di Guardian Angel, e invece…
No.
Lei era effettivamente un'ottima candidata, solo che negli ultimi tempi era strana.
Di certo non era normale avere tanta confidenza con un Devil… ma lei è sempre stata diversa.
Fin dalla nascita.
I pensieri di Arckan si interruppero bruscamente quando vide la Temptel, che pensierosa, fissava l'acqua della fontana di marmo bianco.
Si avvicinò e fece per dirle qualcosa ma lei lo interruppe subito, senza neanche prendersi la briga di voltarsi.
« Alla fine la tua allieva cosa aveva? » chiese sedendosi stancamente sul bordo della fontana.
Arckan si schiarì la voce un po' infastidito e sistemandosi meglio gli occhialetti sul naso rispose: « Ma… niente. Il dottore ha detto che è sana come un pesce. » rispose e subito si fece pensieroso.
Raf non mentiva, non poteva. E allora perché aveva detto di stare male?
Temptel contrasse le labbra in una smorfia infastidita.
« Come Sulfus. » dichiarò guardando negli occhi Arckan che subito alzò un sopracciglio.
« Ma allora tutti quei sintomi come li spieghi? » ribatté quasi ingenuamente.
Lei si strinse nelle spalle e con un sospiro stanco si alzò.
« Beh… è una cosa che ai “terreni” capita di continuo. » gli fece notare lei.
Arckan la fulminò con un'occhiata scettica.
« Che cosa vorresti insinuare? Non penserai mica che quei due si stiano… »
« Sì. » lo interruppe di nuovo lei.
« Penso proprio che quei due… si stiano “innamorando”» concluse.
« E che cosa pensi di fare? » chiese Arckan.
Lei ghignò malignamente.
« Beh… potremmo fare una specie di esperimento… » rispose la Temptel pensierosa.
« Potremmo dargli un po' di corda per vedere se è veramente come pensiamo noi… domani fagli uscire da terreni con una scusa e vedremo che succede attraverso le loro mascotte. Intanto mentre io gli spio tu puoi fare qualche ricerca per sapere cosa succede se un angelo e un demone si innamorano. »
Arckan ci ragionò un po' su ma alla fine annuì, d'accordo con lei.
« Sì penso che sia la soluzione migliore. »
RAF
Aprii piano gli occhi, il respiro leggermente alterato, i pugni stretti alle lenzuola.
Dio…!
Una lacrima rovente scivolò piano lungo la guancia, bagnandola…
Non che facesse molta differenza comunque…
Mi alzai a fatica facendomi leva con un braccio per sostenermi e abbassai lentamente lo sguardo sul mio corpo.
Il pigiama bianco adesso era fradicio dell'acqua putrida del torrente, la caviglia che prima era prigioniera ora era tutta graffiata e sanguinante.
Un singhiozzo mi sfuggì dalla gola facendomi abbassare la testa, le lacrime mi solcavano il viso ancor più violentemente, i pensieri mi ferivano la mente e la coscienza.
« ODDIO BASTA!!! » gridai straziata nascondendo il viso fra le mani.
Basta sul serio…!
Ero stanca di tutto quel delirio! Ma andate a quel paese, te Fire, le sirene e le fate.
Vai a qual paese Lucien. E vai a quel paese Valerie!
Fire non diceva niente ne faceva qualche cosa.
Si limitava a guardarmi… messa lì a gambe incrociate sul suo bel lettone di pizzo…
Aveva ancora giocato con il colore e la forma dei suoi capelli.
Adesso erano azzurro chiaro con delle ciocche nere sparse qua e là, erano tagliati corti fino a sfiorarle le spalle e se li era scalati sul davanti, un percing sul labbro superiore, un'anellino nero per la precisione, e due brillanti bianchi e piccoli sull'orecchio destro.
« Ma che… RAF! » strillò Uriè, svegliata dal mio improvviso scatto d'ira. Non la guardai nemmeno, tenevo gli occhi chiusi, il labbro inferiore stretto tra i denti e le mani chiuse a pugno sul viso.
Dio per favore basta!
Una mano calda sulla spalla mi fece sobbalzare e alzare di scatto la testa.
Era Uriè.
Caspita non l'avevo nemmeno sentita muoversi…
« Ssh… stai tranquilla… » mormorò sedendosi accanto a me e accarezzandomi piano i capelli umidi.
« Uriè… » sussurrai implorante guardandola negli occhi.
Lei mi scrutò dentro per un po' ma alla fine annuì, sospirando rassegnata.
« Andrà tutto bene, okay? Qualsiasi cosa accada… non sarai mai sola, va bene? » mi disse abbracciandomi.
Non so' come riuscì a non rabbrividire. L'acqua che mi bagnava era gelida come la morte.
Un'altro singhiozzo mi scosse ancora il petto, ed io risposi al suo abbraccio con tutte le forze che avevo in corpo.
I suoi riccioli neri mi solleticavano teneramente una guancia, la pelle scura mi trasmetteva sicurezza e protezione, il suo profumo mi avvolgeva come una coperta calda che sapeva di casa e di memorie di infanzia.
Sì… adesso basta.
Mi staccai e le sorrisi grata, asciugando le lacrime con le dita.
« Grazie di cuore Uriè… sto bene adesso. » sussurrai con la voce un pochino strozzata e arrochita dalle lacrime e dal sonno.
Era da un po' che non riuscivo più a dormire bene…
Lei si limitò a sorridermi, le labbra grandissime e carnose si arricciarono un poco e si passò nervosamente una mano fra i riccioli, stanca.
Ma quel sorriso non coinvolse gli occhi…
I grandi occhi a mandorla rimasero così com'erano, le iridi lillà non erano accese ne di allegria ne tanto meno di felicità.
« D'accordo… adesso fila a farti una doccia e poi torna a letto. Hai bisogno di dormire Raf… » mi intimò tornando nel suo letto con il passo stanco e un po' incerto.
Quando nascose la testa sotto le coperte io mi alzai per infilarmi sotto la doccia, come mi aveva chiesto lei.
Okay adesso veramente basta… sono stufa di segreti su segreti, di persone scomparse e di ricordi persi.
Feci uno sforzo enorme per chiudere fuori tutte quelle complicazioni, per rinchiudere in un luogo remoto della mia mente tutte le informazioni ricevute fin ora.
Cercai di tener tutto fuori…
Soprattutto quando, sotto il getto d'acqua della doccia le mie gambe iniziarono a brillare di ghirigori argentati, blu, azzurri e viola.
« Ragazze!!!!! »
L'urlo di Micky ci svegliò bruscamente dal sonno.
Io sbuffai sonoramente e aprii solo un'occhio, quel tanto che bastava per ucciderla con lo sguardo.
Ma cavolo! Proprio ora che ero riuscita a dormire!
Lei non sembrò farci caso e mi sfilò di scatto le coperte dal corpo.
Mi chiusi come un riccio in protesta.
« RAGAZZE INSOMMA!!! NON SIAMO VENUTE QUA PER DORMIRE!!!! » tuonò Dolce entrando in camera come una furia e con malagrazia scostò anche le coperte di Uriè che gridò sorpresa.
« Ma insomma! Si può sapere cos'è successo! » borbottai alzandomi.
« Arckan ci vuole tutti in aula sfida. » mi spiegò Micky sbrigativa, uscendo dalla stanza seguita subito dopo da Dolce.
Le sentii entrare nella camera accanto alla nostra per dare la notizia ad altre due Angel.
Io guardai Uriè con aria allarmata ma lei si limitò a stringersi nelle spalle alzando gli occhi al cielo.
Sospirai scuotendo bonariamente la testa e mi diressi veloce verso il bagno per darmi una sciacquata. Una doccia e una spazzolata di capelli, tutto alla velocità della luce.
Faticai un po' a causa delle piume delle mie ali ma alla fine riuscii a sistemare pure quelle.
Uriè entrò in bagno e chiuse la porta con aria assonnata, probabilmente si era rimessa a dormire mentre io facevo la doccia, mentre io mi stavo frizionando velocemente i denti con lo spazzolino.
« Tu hai capito perché dobbiamo trovarci TUTTI INSIEME in aula sfida? » biascicò lei sbadigliando.
Io sputai l'acqua che avevo in bocca e scossi la testa, asciugandomi.
« Forse sarà un test… » ipotizzai dandomi un ultima spazzolata ai capelli.
Quella mattina non avevo scelto nulla di complicato.
Una camicetta bianchissima con la scollatura che si doveva allacciare con un nodo e dei bottoni poi per chiuderla e una gonna un po' corta che mi arrivava sopra le ginocchia, di pizzo azzurro sulle punte e blu verso l'elastico della gonna.
La adoravo.
« Boh… speriamo che sia pratica e non teoria perché io non ho mica ripassato niente. » mormorò con la fronte aggrottata dalla preoccupazione mentre accendeva l'acqua della doccia per riscaldarla.
« Mmh… ascolta io vado, tanto sono già pronta. Ti aspetto lì, okay? » le dissi mentre mi agganciavo gli orecchini.
Erano due piccole stelline argentate e sull'orecchio destro un po' più su della stella c'era un secondo orecchino che rappresentava un piccolo spicchio di luna fatta con la madre perla.
Ebbene sì… avevo un secondo buco…
Come se non bastasse la ciocca rossa a rendermi abbastanza diversa.
« Va bene va' pure… » mi disse distrattamente agitando una mano verso la porta.
Finii di mettermi gli orecchini e uscii dal bagno, infilai dei sandali con tanti cordoncini blu e uscii.
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