sabato 26 luglio 2014

Capitolo 40 - Remember me...

Musicario (? ^^"):
• Beat the speed of sound di Emmelie de forest.
• Chandelier di Sia
Buona letturaaaaa!!!! =***


La luce mi avvolse facendomi chiudere istintivamente gli occhi.
Riuscii a riaprirli solo quando, dolcemente, si affievolì fino a scomparire del tutto.
Bianco.
Fu questa la prima cosa che vidi.
Un bianco puro e infinito… e silenzio.
Provai a fare qualche passo e l'eco delle mie scarpe mi seguì come una presenza nella stanza.
Era così silenzioso che riuscivo a sentire i battiti del mio cuore…
Passarono… alcuni minuti? Oppure ore?
Non lo sapevo… ma tutto quel silenzio mi dava alla testa.
Un altro paio di passi e alla fine non resistetti più.
« C'è qualcuno? » dissi ad alta voce.
Non mi rispose nessuno ma in compenso avevo spezzato il silenzio e un suono elettronico ma musicale mi accompagnò.
Una striscia di luce azzurra vibrò leggera nell'aria e poi scomparve quando la mia voce sparì.
Wow…
Ci riprovai.
« Ehi! » gridai ancora, un grido più lungo di prima e una melodia leggera occupò il silenzio per tutta la durata del grido.
Tre strisce di luce azzurre, verdi e arancioni mi volteggiarono attorno e poi sembrarono concentrarsi in un punto in quella camera infinita ma a quel punto avevo già smesso di parlare.
Sospirai.
« Okay. » dissi calma ma questa volta non successe nulla. Ne un suono ne una scia di luce.
A quanto pare non funzionava se non gridavo… ma forse…
Intonai una melodia a bocca chiusa e questa volta le scie apparvero luminose e una musica mi accompagnò nel canto.
Le luci mi avvolsero come a seguire la mia voce.
Risi.
Adesso avevo capito…
Tacqui un attimo e mi concentrai.
Un calore mi crebbe in grembo. Si diffuse nel petto e nel cuore facendomi nascere una canzone in mente.
La canticchiai per un po', ad alta voce e le luci mi avvolsero di nuovo, una musica accompagnò la mia voce con un flauto.
La stessa musica che mi suonava nel cuore.
« Circulate, circulate, circulate…! The searching is endless. The journey relentless. » cantai e le luci riempirono completamente lo spazio bianco intorno a me.
Mi ricordavano i bambini quando cercavano di creare i loro primi disegni, mettendo righe di tutti i colori sul foglio bianco.
Adesso era la stessa cosa… soltanto che le righe si muovevano e nuotavano sinuose nell'aria.
« In the air, in the air, in the air! Ocean are breaking. Senses awakening… » cantai ancora.
Le luci vibrarono e si concentrarono in una direzione creando un'onda di luce.
« In your eyes, there’s a storm, in your eyes!
Call of the wild a wilderness child.
Take a flight in the dawn to the light…
Out of the exile into the clear blue sky, sky, sky, sky! » cantai e risi quando le luci presero a vorticarmi attorno quando alzai il tono della voce.
Mossi qualche passo continuando a guardarle.
« Born to fly high to run free…
Across the deep sea.
Born to fly high…
To beat the speed of sound! » vorticarono ancora, concentrandosi su qualcosa davanti a me. Ne accarezzarono i contorni ma non riuscivo a capire cos'era.
« Soar through the sky free at mind…
Close your eyes now.
Born to fly high…
To beat the speed of sound! » cantai alzando ancora la voce.
Le luci attecchirono meglio alla figura enorme davanti a me. Qualsiasi cosa fosse… aveva delle ali gigantesche.
La creatura spiegò le ali lentamente e le scosse come a volersi liberare delle luci.
Ruggì e le scie abbandonarono il suo corpo, vorticandoci attorno in una specie di arena di luci ed ombre.
Sbuffò con un ringhio e un muso di lucertola mi apparve davanti.
Il drago scrollò le ali e le spiegò come a sgranchirle, si mise su due zampe e ruggì al vento. Le scaglie nero bluastre vibrarono come a voler saggiare l'aria che avevano attorno e il drago puntò i suoi occhi dorati su di me. Una striscia verticale, uno squarcio, in mezzo all'iride formata da tanti filamenti dorati al posto della pupilla.
Scoprì i denti grandi e affilate come pugnali.
Istintivamente feci un passo indietro e il drago ritornò su quattro zampe.
Mi schiarii la voce, il drago sbuffò e mi esaminò, girandomi attorno. Gli artigli affilati raschiavano il pavimento ad ogni suo passo, facendomi venire la pelle d'oca.
Lo seguii con lo sguardo mentre mi valutava.
Un'altra melodia mi suonò nel cuore ma avevo paura ad esprimerla. Avevo paura anche solo di respirare.
Alla fine il drago si fermò davanti a me.
Gli occhi dorati mi penetravano nell'anima come a cercare qualcosa.
I muscoli delle zampe che si contraevano appena appoggiava il peso da una zampa all'altra, il collo sinuoso ed elegante che si girava ogni volta che cambiava posizione.
Tirò fuori i denti in un ringhio sibilante che assomigliava a quello di un alligatore.
Le ali si contrassero e il muso scattò verso di me, le fauci spiegate.
Volevo gridare. Gridare terrorizzata…
Ma dalla bocca mi sfuggì tutt'altro.
« Party girls don't get hurt.
Can't feel anything, when will I learn…
I push it down, push it down! » cantai con forza e delicatezza assieme, come se in quel modo potessi fermarlo e… in un certo senso… ci riuscii.
Nel petto del drago si illuminò una luce che vibrava ad ogni mia nota.
Il drago richiuse la mandibola e scosse la testa come a volersi schiarire le idee poi ringhiò di nuovo, con furia, e cercò ancora di saltarmi addosso.
« I'm the one "for a good time call"…
Phone's blowin' up, they're ringin' my doorbell.
I feel the love, feel the love… » cantai ancora, incoraggiata dal risultato ottenuto prima.
Il drago ruggì ma sembrava stordito, la luce dorata che gli brillava nel petto si intensificò. Sbuffando frustrato cercò di nuovo di aggredirmi.
La musica iniziò a suonare nell'aria seguita dalle scie di luce.
« 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink! Throw em back, till I lose count… » cantai seguendo la musica e questa volta il drago abbassò la testa e fece un passo indietro.
« I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier!
I'm gonna live like tomorrow doesn't exist…
Like it doesn't exist!
I'm gonna fly like a bird through the night, feel my tears as they dry…!
I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier! » cantai con furia facendo alcuni passi avanti.
Il drago indietreggiò, un mio passo avanti, un suo passo indietro.
Alla fine la luce che aveva nel petto brillò maestosa e il drago si fermò annusando l'aria attorno a lui.
Mi avvicinai ma a lui non sembrò importare.
« And I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes!
Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight… » cantai e lui spostò lo sguardo su di me.
Un brivido mi percorse la schiena.
Aveva degli occhi veramente penetranti…
« Help me, I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes!
Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight…
On for tonight…! » cantai.
Ormai gli ero vicinissima, sentivo il suo respiro accarezzarmi il viso.
Il drago abbassò il muso e lo portò all'altezza del mio viso. Le sue fauci vicine… troppo vicine.
Volevo fare un passo indietro ma il corpo non rispondeva ai comandi del mio cervello, mentre il drago mi guardava con un odio e una curiosità infinita negli occhi.
« Sun is up, I'm a mess…
Gotta get out now, gotta run from this.
Here comes the shame, here comes the shame… » cantai piano e con dolcezza.
La luce dorata brillò ancora e le luci attorno a me entrarono in delirio, iniziando a vorticarci attorno.
Attirata da quel luccichio allungai una mano per toccarla ma il drago ringhiò e scattò di nuovo verso di me.
Mi morse con furia il braccio destro, i denti come tanti pugnali che mi penetravano la carne fino all'osso.
Ed io in un grido cantai: « 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink! 1,2,3 1,2,3 drink!
Throw em back till I lose count… ».
Il drago mollò la presa sul mio braccio e si passò la lingua fra i denti sporchi del mio sangue.
Con un gemito mi afferrai il braccio cercando di farlo smettere di sanguinare e mi allontanai.
« I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier!
I'm gonna live like tomorrow doesn't exist!
Like it doesn't exist…!
I'm gonna fly like a bird through the night, feel my tears as they dry…
I'm gonna swing from the chandelier, from the chandelier! » cantai con le lacrime agli occhi.
Il drago abbassò la testa con aria confusa e guardando di nuovo il mio braccio emise un lamento che assomigliò a un ringhio.
La luce dorata brillò intensamente e le scie vorticarono attorno al mio braccio ferito.
« Non fa niente… » gli sussurrai riavvicinandomi «… ho sbagliato io a pensare che fosse il momento giusto. » lo rassicurai con un sorriso.
Mi sentii un po' stupida… a parlare con un drago…
Però lui sembrò apprezzarlo perché sbuffò e si riavvicinò puntando il muso dai lineamenti affilati sul mio braccio ferito.
« And I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes!
Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight… » cantai per sicurezza.
La sfera di luce dorata sul suo petto pulsò ancora…
Credevo che fosse… il suo cuore in un certo senso.
Riaprì la mandibola e con uno scatto cercai di nuovo di tirarmi indietro ma lui mi passò la lingua ruvida e calda sulla ferita.
Dovetti sforzarmi di trattenere un grido in gola per il bruciore ma poi non sentii più nulla…
Mi guardai di nuovo il braccio e con mia grande sorpresa scoprii che non ero più ferita.
Mi tastai con le dita là dove prima c'era lo squarcio ma… non sentivo dolore.
« Help me, I'm holding on for dear life, won't look down won't open my eyes! » cantai dolcemente questa volta e feci un altro passo avanti.
Allungai una mano di nuovo ma questa volta non cercai di toccarlo.
La tenni sospesa in aria.
Avrebbe deciso lui quando lasciarsi toccare.
« Keep my glass full until morning light, 'cause I'm just holding on for tonight…
On for tonight… » finii la canzone e l'eco delle mie ultime parole si diffuse in quell'enorme e infinita stanza bianca.
La musica continuò a suonare per un po' finché non si spense, le scie di luce con lei.
Il drago mi fissò negli occhi per un po' poi guardò la mia mano con titubanza.
Gli sorrisi, calma e chiusi gli occhi spostando la testa dall'altra parte.
Ora tutto dipendeva da lui.
Aspettai per un tempo che a me parve infinito e alla fine sentii qualcosa di caldo e pulsante nella mia mano.
Riaprii gli occhi e non ci misi molto a capire cos'era…
Era la piccola sfera dorata che vibrava nel petto del drago.
Strisce di luce dorata mi avvolsero la mano mentre toccavo quella piccola sfera.
La strinsi tra le dita e il drago emise un piccolo gemito guardandomi negli occhi.
Lasciai la sfera e premetti una mano contro il suo petto.
Non volevo prenderla…
Il drago non fece nulla. Si limitò a scrutarmi intimamente, come se volesse capire a che cosa stessi pensando.
Io sorrisi e avvicinai la fronte alla sua.
Lui mi venne incontro con una vibrazione cupa che nasceva dalla gola e si diffondeva nel petto.
E nel momento in cui la mia fronte entrò in contatto con la pelle liscia e scura del drago una luce mi avvolse e tutto ritornò bianco come prima.
Una donna si materializzò davanti a me.
Aveva un'aria inquietamente familiare…
Indossava un leggero vestito bianco, ogni passo verso di me era delicato come una piuma e aggraziato come il battere delle ali di una farfalla.
Aveva la pelle abbronzata e immacolata, un sorriso cordiale che le illuminava gli occhi azzurro chiaro.
Mi ricordavano gli occhi degli husky…
E i capelli erano così biondi da sembrare bianchi.
Quasi si confondeva con le tonalità della stanza…
Un'altra donna ben presto la affiancò.
Indossava anche lei un leggero vestito, ma era nero.
La pelle sembrava fatta di porcellana talmente era bianca e un neo appena sotto l'occhio destro attirò la mia attenzione.
Noi angeli non avevamo ne nei ne voglie di alcun tipo… era normale che fossi curiosa dopotutto…
Corti capelli ricci e rossi come il vino le incorniciavano il viso pallido, al posto delle iridi aveva due pietre d'onice… talmente scuri che la pupilla non si vedeva nemmeno.
La vidi sorridere lentamente, un sorriso di scherno e curiosità che si sostituì subito con una scintilla di consapevolezza quando in qualche modo sembrò riconoscermi.
Mi irrigidii istintivamente quando capii finalmente chi erano quelle due donne…
Quelle erano le donne che mi avevano strappata da mia sorella… un po' di vite fa… forse due o tre.
La donna in bianco allargò le braccia come a volermi abbracciare ma io mi ritrassi quasi bruscamente, evitando il più delicatamente possibile il contatto.
Lei non sembrò sorpresa da questo mio rifiuto ma non si allontanò.
Non gradii la cosa.
« Congratulazioni bambina mia…! » mi disse con un sorriso gentile che riuscì solo a far crescere in me la rabbia.
« Io sono Miriam… e sono la prima consigliera del nostro Signore. » si presentò con un tono così formale che mi strappò una smorfia.
« E sono felicissima di annunciarti… che sei stata ammessa al Dipartimento dei Praesidium con il massimo del punteggio! Evento mai accaduto fino a adesso!» annunciò lei tutta contenta.
Come se la conoscessi da sempre… o che gliene importasse qualcosa di me in ogni caso…
« Sono orgogliosa di te, bambina! » disse con la voce effettivamente piena di orgoglio nei miei confronti.
Feci un piccolo inchino con la testa in segno di rispetto.
Non avevo totalmente dimenticato le buone maniere in fondo…
« Ne sono infinitamente lieta… ed è un vero onore e piacere incontrarvi. » sussurrai con reverenza.
« È un piacere anche per noi! » intervenne la donna dai capelli rossi.
« Il mio nome è Lilith… e sono la prima consigliera di Lucifero. » si presentò lei con un ghigno di scherno.
« Eravamo davvero curiose di vedere con i nostri occhi come fossi cresciuta… e devo dire che sono un po' delusa. » disse imbronciata.
« Mi dispiace che la pensiate così Lilith. » ribattei un po' punta sul vivo. Ma poi un pensiero mi fiorì nella mente.
« Nei Praesidium? Ma io non ho fatto nulla per poter anche solo minimamente entrare in quel Dipartimento. » dissi un po' confusa.
« Non ho il fisico adatto! » aggiunsi poi squadrandomi da capo a piedi.
Miriam sorrise cordiale e scosse bonariamente la testa.
« Cara, penso che tu abbia frainteso. I Praesidium sono automaticamente divisi in due parti. Una parte si occupa della forza fisica e una parte nella forza mentale. » mi spiegò lei.
« E tu sei molto portata per la forza mentale. » concluse Lilith.
Mmh… non ero ancora del tutto convinta…
« Non preoccuparti tesoro, ti sarà spiegato tutto a tempo debito. » mi rassicurò Miriam.
« Adesso però ti dobbiamo marchiare con il simbolo dei Praesidium. » intervenne seccamente Lilith.
Miriam sospirò contrariata per il comportamento della donna ma mi posò ugualmente una mano sulla spalla destra.
Lilith mise la mano sopra la mano di Miriam.
La loro mani unite iniziarono ad emettere un bagliore che si intensificò a ogni secondo che passava. Sentii la pelle bruciare e dovetti fare uno sforzo erculeo per non staccargli da loro urlando di dolore.
Poi le due donne sussurrarono delle parole che non riuscii a capire ma che avevano una musicalità tutta loro e mi sentii strattonare via dal portale.
La familiare carezza del gelo mi intorpidì la pelle per un momento e finalmente riuscii ad aprire gli occhi.
Ero davanti al portale dei Praesidium, il braccio mi faceva un male cane e le mani mi tremavano.
Feci un respiro profondo e cercai di raddrizzarmi almeno un po'.
Strinsi le mani in grembo per evitare di farle tremare e mi diressi verso il portale.

Appena entrai una luce rossa mi inondò facendomi bruciare ancora di più il marchio sulla spalla e sentii dei filamenti solleticarmi i piedi.
Abbassai lo sguardo.
Era erba. Così verde che sembrava splendere come lo smeraldo.
Alzai gli occhi per guardarmi e quel che vidi era l'ultima cosa che mi sarei mai aspettata di vedere.
Una prateria di erba verde smeraldo e fiori che si estendeva a perdita d'occhio, da un lato una foresta ne cingeva il confine.
In mezzo alla foresta… una quercia dalle dimensioni gigantesche che dominava sugli altri alberi come una presenza costante.
Di fianco a me un lago dall'acqua splendida e pura divideva in due la prateria, l'acqua cambiava colore dal azzurro acceso, al verde smeraldo, al blue oltre mare, al viola ametista e infine al rosso rubino.
Non riuscivo a vedere cosa c'era sull'altra sponda, era troppo lontana.
Il cielo era costellato da milioni di puntini luminosi che formavano costellazioni che non avevo mai visto… ne sulla terra ne a Angie Town.
Costellazioni di un altro mondo… aliene.
Era uno spettacolo magnifico… e all'orizzonte, un po' più su dalle sponde del lago tre lune dominavano il cielo.
La prima e la terza luna erano più piccole della seconda che era grandissima e in pieno plenilunio. La prima invece era crescente e la terza calante ed entrambe avevano le stesse dimensioni.
Non sapevo sinceramente che cosa dovevo fare a questo punto… ne tanto meno dove dovevo andare.
Feci qualche passo verso la foresta quando uno schiocco e uno sciabordio che proveniva dal lago non mi fermò.
Mi girai.
L'acqua era increspata, come se qualcuno l'avesse smossa…
Strano…
Mi guardai attorno ma non c'era nessuno.
Alla fine decisi di avvicinarmi al lago. Mi arrampicai su delle rocce di onice grezzo che mandavano riflessi di ogni colore e inginocchiandomi e tenendomi con le mani ai bordi di due rocce, mi sporsi per guardare.
Riuscivo a vedere benissimo il fondo, fatto di sabbia bianca e finissima, le conchiglie che si riflettevano nei bagliori della luce lunare.
Alcune rocce d'ossidiana e onice erano cadute nell'acqua.
Poi un movimento catturò la mia attenzione… una specie di nastro che fluttuava dietro a una roccia più in là.
Il nastro si ingrandì fino a diventare una coda sinuosa e aggraziata attaccata a una vita umana.
Non riuscivo a distinguerne bene il colore grazie all'acqua che a ogni piccola onda cambiava colore.
Alla fine un viso apparve da dietro la roccia, un viso da bambina con lunghissimi capelli neri.
Mi guardò da sotto l'acqua ma sapevo che non riusciva a vedermi bene.
Era una sirena?
Con una spinta delle piccole mani e un colpo di coda riemerse.
Aveva un viso delicato e molto tenero, gli occhi erano grandi ed espressivi, quasi ingenui. Le guance un po' rosee e il nasino piccolo e all'insù.
Si teneva a galla con un movimento ritmico del bacino e le mani che fendevano dolcemente l'acqua l'aiutavano a stare dritta. Aveva delle membrane tra un dito e l'altro.
Un'espressione sorpresa si formò pian piano sul suo viso quando in qualche modo sembrò riconoscermi.
Ma cambiò subito quando capì chi aveva davanti e si aprì in un sorriso sincero, gioioso.
Vedendo il suo sorriso così felice non potei fare a meno di ricambiare con uno un po' incerto.
« Ciao… » le dissi.
Lei sembrò capirmi perché mi fece un cenno con la testa però non rispose.
« Sai parlare? » le chiesi con gentilezza.
Lei sembrò tentennare un po' ma alla fine scosse la testa per negare.
« Níl sé i do theanga, Tá brón orm… » sussurrò lei.
Aveva una voce cristallina e melodiosa… infantile ma molto bella.
« Mi dispiace non ti ho capita… » dissi un po' incerta.
Lei sospirò e scosse la testa poi abbassò lo sguardo con aria afflitta.
Inclinai la testa d'un lato, incuriosita, e le dissi: « Il mio nome è Ra… ven… ».
Mi stavo quasi per dimenticare che qui io mi chiamavo così.
Lei mi sorrise.
« Is é mo ainm Seraphine. » disse lei e poi sembrò ricordarsi di qualcosa e un po' incerta si avvicinò.
« Ehm… An féidir liom? » mi chiese lei allungando una mano verso di me.
Non sapevo che cosa avesse detto ma annuii comunque.
Lei mi toccò delicatamente la fronte, in mezzo alle sopracciglia e sentii un calore sprigionarmisi dentro.
Quando tolse il dito mi sentii la testa un po' più pesante ma… niente di insopportabile.
Seraphine sorrise.
« Anois, dtuigeann tú? » mi chiese e questa volta riuscii a capirla.
Mi aveva chiesto se riuscivo a comprendere la sua lingua adesso.
« Sea, go raibh maith agat. » le risposi gentilmente.
Mi guardai attorno.
« Éist ... tá tú aon smaoineamh nuair ba chóir dom dul? » le chiesi.
" Ascolta… tu hai idea di dove io debba andare? "
Seraphine annuì e con un dito indicò la grande quercia.
« De ghnáth, tá gach everlasting le feiceáil anseo i gcónaí i dtreo an crann. Sílim go bhfuil áit ar cheart duit dul. » mi rispose lei.
" Di solito tutti i sempiterni che appaiono qua vanno sempre verso l'albero. Penso che sia lì che tu debba andare. "
Appoggiò il corpo ad uno scoglio, lasciando che la coda galleggiasse sul pelo dell'acqua.
Le scaglie variavano dall'azzurro acceso al blu notte.
« Go raibh maith agat. » mormorai.
" Grazie. "
« Ach ... má iarrann liom tú ... cad atá tú? » aggiunsi un po' incerta.
" Ma… se posso chiedere… tu che cosa sei? "
Il suo viso si adombrò un attimo ma si riprese subito.
« Tá mé cuid de na cúirte Sellie. Tá mé Banshee le cruinneas. »
" Io faccio parte della corte dei Sellie.
Sono una Banshee per la precisione."
Scossi la testa.
« Tá brón orm, níl a fhios agam cad a chiallaíonn go. »
" Mi dispiace, non so cosa significhi. ".
Lei mi sorrise con aria rassicurante e infantile.
« Feicfidh tú amach go luath. » mi disse e poi si allontanò cominciando a immergersi.
" Lo scoprirai presto. "
« Gur mhaith leat níos fearr hurry! An Praesidium ag fanacht leat. » mi avvertì prima di sparire nelle acque cristalline del lago.
" Meglio che ti sbrighi! I Praesidium ti attendono. "
Aveva ragione, dovevo muovermi.
Mi rialzai e, dopo essere scesa dalle rocce in riva al lago, iniziai a correre verso la foresta. La luce non mi mancava mai in quel groviglio di alberi e piante, le lune mi illuminavano il cammino dovunque io andassi.
Ci misi un po' ma alla fine arrivai alla quercia.
Da vicino sembrava ancora più mastodontica…
Però adesso… che cosa dovevo fare?
Feci un giro attorno al tronco e circa a metà giro vidi una specie di… lastra di diamante attaccata al tronco.
Affianco c'era una scritta incisa nel legno a caratteri cubitali.
" Tocca la lastra ".
Anche un cieco avrebbe potuto vederla…
Obbedii all'ordine e posai il palmo della mano destra sulla lastra e quella si mise a brillare, il marchio mi pizzicò la pelle della spalla.
Un macchinario si azionò con un leggero clic e il legno dell'albero si dilatò fino a formare un'entrata.
Una specie di grande padiglione mi apparve davanti, una sala illuminata da candele e da due grandi lampadari finemente lavorati che pendevano dal soffitto fatto di legno e metallo verniciato di panna.
I cristalli dei lampadari erano neri e rossi come quelli nei corridoi dell'ala dei demoni, alla Golden School.
La cosa che mi colpì particolarmente era la fusione dei tempi moderni con quelli antichi.
Gli immobili avevano l'aria molto raffinata e vecchia ma vidi che, osservando alcuni ragazzi, si aprivano appoggiando un dito al legno della porta.
Della musica di sottofondo suonava e la sentivo provenire da delle specie di sfere che fluttuavano per tutta la sala.
Era come fare un passo avanti e allo stesso tempo indietro nel tempo.
Le ragazze indossavano vestiti lunghi e molto belli, con corsetto e sottoveste immaginavo.
Eppure non sembravano scomodi… anzi.
I ragazzi erano più o meno vestiti come sempre… solo che apparivano molte camicie e jeans neri.
« Ciao… » mi chiamò una voce femminile.
Mi girai, una ragazza che doveva avere sì e no uno o due anni in più di me mi avvicinò.
« … sei nuova vero? » mi chiese lei.
Aveva i capelli castano chiaro raccolti in un morbido e ordinato chignon sulla nuca con un fermaglio a forma di rosa, uno spruzzo di efelidi sul naso e dei grandi occhi verdi.
Indossava un'abito molto bello, la parte superiore del vestito era verde scuro con delle decorazioni di pizzo sul bordo della scollatura mentre quella inferiore era di un rosso cremisi e la stoffa era tagliata in modo da richiamare i petali di una rosa.
Non sapevo che scarpe portasse perché il vestito le arrivava fino ai piedi.
« Sí, si vede eh? » le risposi. Aveva un viso simpatico che mi ispirava fiducia.
Rise e annuì.
« Direi di sì, la riunione per i nuovi arrivati si terrà fra un'ora circa. Ma se vuoi posso rispondere alle tue domande se ne hai… » mi propose lei.
« Mi faresti un grande favore! Grazie! » le dissi felice.
Mi servivano proprio un paio di spiegazioni.
« Molto bene. Allora seguimi, ti faccio fare un giro della struttura. » mi disse lei soffocando una risata a veder la mia espressione sollevata.
Mi prese per un gomito e mi invitò a seguirla.
« Oh… ma che maleducata, mi sono scordata di presentarmi. » saltò su lei rimproverandosi quasi da sola.
« Il mio nome è April, molto lieta. » si presentò lei porgendomi una mano.
La strinsi.
« Io sono… Raven. » mi presentai tentennando un po', prima di dire il nome ma alla fine lo ricordai.
Mi guardai attorno.
Notai che c'era una colonna al centro della stanza… dove attorno girava una scala che portava al piano superiore, immaginavo.
« Mi sento un po' fuori posto. » mormorai mentre salivamo le scale.
« Sí anch'io la prima volta che ho visto tutto questo sono rimasta un po'… ehm… spaesata ecco. Ma poi con il tempo impari ad apprezzarlo. » disse lei.
« Insomma non pensavo che nel Dipartimento dove bisogna difendere il nostro popolo ci fossero tazzine di porcellana, vestiti antichi e candele. » borbottai guardandomi un'ultima volta attorno.
« Capisco la tua perplessità… ma credimi. Una volta che inizierai ad allenarti capirai il perché di questa scelta. » disse lei con un sorriso amaro.
Finalmente arrivammo al piano superiore dove April mi spiegò che c'era la mensa.
Anche se a una mensa non assomigliava per niente, c'era un unico gigantesco tavolo con tantissime sedie molto belle e raffinate.
Salimmo delle altre scale al centro della stanza.
« Queste sono le camerate dei ragazzi e delle ragazze del primo anno, nel terzo piano ci sono quelle del secondo anno e così via. » mi spiegò lei.
Arrivammo al sesto piano, dove c'era una biblioteca immensa… e al centro un'altra scala.
I volumi sembravano molto usati e gli scaffali erano di metallo, probabilmente perché il peso era troppo eccessivo per essere di legno.
Il pavimento era fatto di marmo bianco, tendente al panna e le pareti erano cremisi.
« Questa è la biblioteca, ovviamente sono costretta a dirti che tutto questa struttura è dedicata alle camere e allo svago dopo l'allenamento. » mi spiegò lei.
« L'inferno è sotto l'albero… » borbottò lei così piano che credetti di essermele immaginate quelle parole.
« Puoi prendere in prestito i libri ma, mi raccomando, riportali sempre entrò il tempo limite che c'è scritto nella prima pagina altrimenti tornano da soli. » continuò lei.
La guardai perplessa.
« Come tornano da soli? »
Un libro mi fluttuò davanti e come attirato da una calamita si infilò in uno scaffale.
« Hanno un sistema a calamita che si accende dopo un po' che non stanno al loro posto. » mi spiegò lei.
Salimmo l'altra rampa di scale.
Mi chiedevo come fosse così agile nei movimenti con quel vestito…
« Posso chiederti una cosa? » le chiesi.
« Ovviamente. »
« Perché tutto è ambientato nel passato? Come mai questa scelta? »
April sospirò.
« Beh… non ti sei mai domandata perché i Dipartimenti sono solo tre? Te lo dico io perché. Perché ognuno ha un ispirazione temporale. » mi spiegò lei.
Salimmo la rampa e trovammo una sala con giochi da tavolo e tecnologici.
Non c'era molto da spiegare qua…
« I Praesidium hanno avuto una preferenza temporale per il passato, i Meriteori per il presente e gli Eligiti per il futuro. In più noi non stiamo diventando "Guerrieri", e te lo dico perché in molti fraintendono questa parte, ma "Cacciatori". »
« Cacciatori? Cacciatori di che cosa? » le chiesi mentre salivamo un'altra rampa di scale.
« Questa è una parte che gli Istruttori ti spiegheranno. » mi disse lei evasiva.
Mmh… la cosa non mi piaceva.
L'altro piano era dedicata alle piscine ( Evvai avevamo addirittura la piscina! ) e agli spogliatoi e come al solito la piscina era divisa in due da un ponte da cui partiva una colonna di marmo con altre scale.
« Il prossimo è l'ultimo piano. » mi disse lei.
Salimmo le scale e delle fronde di rami e un cielo stellato mi accolse. Era una specie di ripiano di legno a forma circolare tenuto su dai rami dell'albero dove c'erano dei parapetti per evitare che la gente cadesse giù.
Da lì le stelle si vedevano molto meglio così come il lago anche se, nonostante l'altezza, non riuscivo ancora a vedere la sponda opposta.
« Okay questo è ufficialmente il mio piano preferito! » dissi sporgendomi leggermente dal parapetto.
April rise sommessamente e mi raggiunse.
« Che cosa c'è nella sponda opposta del lago? » le chiesi.
Fece per rispondermi quando una voce ci interruppe.
« Tutti i nuovi arrivati sono pregati di riunirsi nel salone principale! Mentre gli altri iniziati di dirigersi immediatamente nelle proprie camere! »
Guardai April allarmata ma lei mi sorrise con aria rassicurante.
« Tranquilla andrà tutto bene! » mi disse e prendendomi per mano mi trascinò al piano di sotto, ma al terzo piano lei si fermò.
« Io non posso scendere adesso, la mia camera è qui. In bocca al lupo e non aver paura andrà tutto bene! » mi rassicurò lei facendomi l'occhiolino prima di sparire nel corridoio.
Sospirai ma feci l'ultimo paio di scale e arrivai al piano terra.
Erano tutti riuniti lì, molti erano ancora scossi per il test mentre altri si guardavano attorno incuriositi.
« Buonasera iniziati… » disse qualcuno dalla voce familiare.
Spintonai un po' per guadagnarmi un punto di vista migliore e capii il perché.
Era il ragazzo di prima… quello che si era messo in mezzo tra me e Lidia.
« Io direi di ritardare le spiegazioni e iniziare con la pratica più noiosa… e cioè la divisione tra quelli portati a essere Hunter o Rialóir. » disse lui.
« Qual'è la differenza?!? » gridò qualcuno.
« La differenza? » ridacchiò il ragazzo dai capelli neri.
« Beh è molto semplice. Gli Hunter sono quelli dotati di un elevata abilità e forza mentale mentre i Rialóir.
sono quelli che hanno elevate capacità fisiche. » ci spiegò lui.
« Il mio nome è Gavrielle e sono l'Istruttore che allenerà gli Hunter. » si presentò lui.
Mmh… perfetto.
« A che cosa serve la capacità mentale… "Istruttore"? » chiesi io mettendo fin troppo sarcasmo sull'ultima parola.
Gavrielle sembrò riconoscermi perché un ghigno gli si impresse sul viso.
« Molte delle… "creature" che dovremmo catturare, oppure uccidere, non si possono abbattere con la forza fisica ma con… capacità sonore o mentali, a volte anche entrambe. » mi rispose lui.
« Ebbene sì, cantando si sprigiona un'onda sonora che potrebbe uccidere una creatura. »
« Ma questo potrebbe farlo chiunque! » obiettò una ragazza.
« E invece no, perché non è un semplice canto quello degli Hunter. Hanno delle capacità che solo loro possono avere. » ribatté Gavrielle serio come la morte.
« Invece non c'è molto da dire per i Rialóir. Trova, combatti, uccidi è lo schema principale. » continuò.
« Ogni Hunter, però, deve lavorare assieme a un Rialóir. Perciò chi è stato indirizzato negli Hunter si metta alla mia destra, chi nei Rialóir a sinistra. Forza che non abbiamo tutto il giorno! » intervenne una ragazza che doveva avere cinque o quattro anni in più di noi.
Ed era tanto bella quanto terrificante.
La pelle era bianca come il latte e i capelli sembravano esserlo ancora di più con una ciocca viola però sul ciuffo a spezzare tutto quel bianco. Gli occhi erano di un malva intenso e il fisico era snello e forte con un accenno di muscoli sulle braccia, le unghie erano smaltate di nero.
Indossava un abito scuro, con la parte superiore stretta e grandi piume di corvo a ornare l'unica spallina che aveva, dalla parte del cuore. Le gonne sembravano le onde del mare di notte.
Nessuno osò protestare ed io mi diressi verso la mia sinistra seguita ben presto da un bel gruppetto di sempiterni.
« Molto bene chi vuole scegliere per primo? » chiese Gavrielle.
Nessuno alzò la mano.
« Molto bene… in questo caso… » spostò gli occhi su di me e fece un piccolo ghigno.
Mmh… quel ghigno non mi convinceva.
« Signorina con il ciuffo rosso, ci dà l'onore di essere la prima? » mi chiese lui sarcastico.
E ti pareva…
« No signore. Preferirei evitare. » borbottai contrariata causando una risatina generale.
« Su insisto. » disse lui divertito.
Sbuffai.
Missá che non avrei ricavato nulla anche se mi impuntavo.
Mi staccai dal gruppo e mi sistemai di fianco a lui.
« Allora… possiamo sapere il vostro nome oppure è un segreto nazionale? » chiese lui.
Bastard… ehm… stupido!
« Mi chiamo Raven. » risposi lanciandogli un'occhiataccia.
« Bene… Raven. Adesso ti toccherò il braccio ma stai tranquilla che non muori. » disse lui.
Altre risate.
Lo uccisi con lo sguardo ma lui non mi diede retta, mi posò un dito sul marchio, cioè tre lune disposte come il mio bracciale e come le lune che avevo visto sul lago, sulla luna al centro più precisamente e una scia argentata ne uscì fuori.
Assomigliava alle scie di luce che c'erano nel mio test.
La scia fluttuò un po' tra i sempiterni che erano stati destinati ai Rialóir, passando tra marchio e marchio.
Poi a un certo punto si fermò, vorticando attorno a un sempiterno…
Aguzzai la vista per vedere chi era e quando lo capii… il cuore saltò un battito.

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