venerdì 25 luglio 2014

Capitolo 4- Touched


Touched (toccato)
 
Quando trionfa l’imbecillità… essere sconfitti è un’onore!

STA PER INIZIARE L'APOCALISEEEE!!!! Urlò Firemageddon.
Stai calma non è mica la fine del mondo se non lo puoi toccare! ribattei esasperata.
Meno male che sono una Santa!
Lei mi fissò in un modo a dir poco inquietante.
 E, lentamente, sollevo la mano sfoderando delle forbicine per le unghie e mi sibilò.
Non vorrai rimanere vergine per tutta la vita giusto!
Ma uffa! Te e questa storia della verginità! Vai a farti delle seghe mentali allora! In disparte però.
« Avanti Coks fai strada. » dissi alzando gli occhi al cielo.
 Lei ronzò un pochino attorno a me e poi uscì. La seguii correndo e dopo un paio di svolte mi ritrovai davanti a un corridoio pieno di porte. « Quale sarà secondo te? »
A me lo chiedi sei tu che muovi il tuo corpo! Ribatté Fire.
Uff che rompi scatole.
Chi ti ha interpellato!

Scusi prof. rispose sarcastica poi di mise a gambe incrociate sul lettone, facendomi il broncio.
Un po' mi sentii in colpa ma non avevo tempo per starla a sentire.
Coks volò alla mia sinistra ed io la seguii, ritrovandomi di fronte una porta come tutte le altre.
Feci per chiederle se era sicura che fosse questa qui, quando sentii dei passi pesanti avvicinarsi da dietro. Mi voltai e vidi un grande uomo con le spalle larghe e la vita stretta. Era coperto dalla testa ai piedi, non si vedeva neanche un millimetro di pelle. Aveva un golf nero e grigio, con il cappuccio alzato sulla testa perciò non riuscii a vedere il volto.
Soffocai un grido, tappandomi la bocca con una mano. Lui mi ignorò completamente e passò indisturbato. Avevo artigliato con le unghie lo spigolo della parete e la mano che mi tappava la bocca scese fino ad arrivarmi all’altezza del cuore, che mi batteva impazzito.
No tesoro non stringere così il muro, ti rovini la manicure mi rimproverò teneramente Fire.
Come non mi odiavi?
Io non sapevo che cosa pensare.
C'era un'uomo vestito di nero che assomigliava a un killer che stava vagabondando nei corridoi della scuola. Non era un buon segno.
Non era un ladro vero?
No cretina era Batman rispose Fire.
Ma che rompi scatole questa tizia! Interviene qualsiasi cosa io dica, pensi o faccia!
Era tutta colpa di Sulfus, aveva risvegliato il mio demonietto personale.
Fissai il tizio finché non scomparve dalla mia vista. Finché non sentii un’altra voce sorprendermi alle spalle.
« Ehi, ancora non l’hai capito? »
Sobbalzai e mi girai di scatto. Fire intanto stava già cominciando a gemere e a sbavare manco fosse un lama.
« E’...? » chiesi presa alla sprovvista.
« Eppure è semplice. Per i terreni, noi siamo invisibili a meno che... » disse Sulfus.
« Lo so, a meno che non ci trasformiamo » dissi interrompendolo e, alzando gli occhi al cielo, continuai «... l’ho imparato poco fa ».
Ma chi se ne frega! Urlò Fire.
E che altro potevo dire scusa?
Fottimi! ribatté.
Bleah... e poi un termine più volgare non potevi urlarlo giusto?
Ah, a proposito mi sono ricordata che dovevo chiedergli una cosa .
« Senti un po’ ... Tu sei il Devil assegnato ad Andrea? » chiesi con un tono a metà tra il giocoso e tra quello di sfida, perché io sapevo già la risposta.
« Sì Angelo mio » rispose infatti con un ghigno.
A quel punto esplosi di rabbia. Mia madre mi chiamava così...
Era un nome che sapeva di casa, di famiglia. Ed io non permetterò che Sulfus... no anzi- un Devil- me lo infanghi in questo modo. E in secondo luogo mi sembrava troppo intimo per uno che conoscevo solo da quindici minuti.
Mmmh… sedici minuti e 45 secondi per l'esattezza mi corresse Fire.
Maniaca.
« Ti ho detto che mi chiamo Raf! E non sono il tuo Angelo. Te lo vuoi mettere in quella testolina o no?! » gli urlai a un millimetro dal suo viso.
Mmmh sapeva di menta...
Non che pensassi che avesse un buon profumo sia chiaro. Intanto Fire si stava sciogliendo come un ghiacciolo nel microonde e sospirava.
Lui all’inizio sembrò sorpreso dalla mia reazione e poi sorrise malignamente, felice di aver trovato un nervo scoperto.
Stupido, arrogante, prepotente, deficiente, demente, coglione...gli sputai addosso mentalmente.
« Che caratterino! » disse ridendo con cattiveria.
Uffa, è impossibile avere una conversazione sensata con questa testa di capra.
« Su, vediamo a chi tocca la prima mossa » dissi girandomi verso la porta, spazientita e, dovevo ammetterlo, un po’ divertita.
« Scegli l’arma, Rrraf » disse il mio nome trattenendo a stento una risata. Come se fosse una barzelletta.
« Allora tu sei... un tipo tutto fumo e fiamme giusto? » chiesi con una vocetta innocente (finta come Giuda, tanto per la cronaca).
Lui sollevò un sopracciglio, sorpreso e incuriosito.
Mi era venuta una bella idea. Aprii la porta e mi ritrovai a cavalcare un’onda in mezzo al mare con una tavola da surf.
Risi. « Quindi ti ci vuole un bagno !!! » gli gridai.
« Ehi angioletto, così non vale! » mi rispose divertito mentre cercava di domare un’onda.
« L’aula sfida può diventare qualsiasi cosa vogliamo, no? » ribattei con il vento che mi mandava i capelli in bocca.
« Vince chi arriva per primo a quella boa ! » dissi indicando la boa in questione. Era marrone con una bandierina rossa in cima a una cinquina di metri da noi.
« Ci sarà da divertirsi, credo proprio che sarà una bella gara! » dissi ridendo.
« Non sentirti così sicura, non hai ancora vinto! » ribatté .
Ma vinceremo! Giusto Fire?
Giusto sorella, dacci dentro! gridò ridendo e agitando dei pon pon, che non sapevo minimamente da dove fossero saltati fuori, su e giù come una cheerleader.
Ed io per tutta risposta, feci una x con le braccia sopra al petto e poi le allontanai lentamente, risvegliando il mio potere preferito.
« Speedfly! » gridai e le mie ali si misero a vorticare velocissime. Gridai divertita dalla spinta improvvisa.
SULFUS
La guardai sfrecciare via veloce davanti a me.
Se dovevo fare qualcosa, dovevo farlo adesso.
« Va bene, ho capito. Sei veloce ma ora ti faccio vedere io di che cosa sono capace » sibilai furioso.
Mi concentrai un attimo e poi quando sentii il fuoco scorrermi sotto la pelle, lo feci fluire sui miei piedi. Battei un piede sulla tavola e questa indirizzò la fiammata proprio sull’onda che stava cavalcando lei, alzando una nube densa di vapore.
« Che ne dici angioletto...» la provocai « ... vediamo se te la cavi adesso! »
Lei gridò, accecata dal vapore e volò via prima che un’onda la travolgesse, sommergendo la tavola, che ritornò prontamente in superfice. Lei ci atterrò di nuovo sopra e si girò per guardarmi.
« Pensavi che un po’ di fumo bastasse per battermi ?! » chiese con la sua vocetta irritante e cristallina.
Sbuffai infuriato anzi no, incazzato nero.
« Bisogna ammettere che la tipa è in gamba... » ammisi e poi feci un sorrisetto diabolico.
« Quindi, è il caso di giocare sporco... »
Mi sbilanciai all’indietro e caddi nell’acqua, gelata per me, a causa del calore della mia pelle.
« Aiuto! » gridai riempiendomi volontariamente la bocca d’acqua.
Mi dimenai cercando di restare a galla e mi sbracciai affinché mi potesse vedere.
Lei si girò sorpresa e preoccupata. I lunghi capelli biondi che le volavano davanti agli occhi.
« Sto affogando ! » continuai la farsa cercando di imitare un tono disperato.
Sembrò funzionare perché disse: « Resisti Sulfus, sto arrivando! »
Girò la tavola sterzando e quando mi fu abbastanza vicina si inchinò porgendomi una mano.
Già, in gamba ma ingenua pensai. Questo poteva giocare a mio vantaggio.
« Afferra la mia mano...! » disse sporgendosi di più.
Davvero mi stava aiutando? Cazzo era più deficiente di quello che pensavo.
La guardai negli occhi con finta riconoscenza. Visti da vicino, i suoi occhi sembravano avere dei riflessi argentati in mezzo a quel azzurro ghiaccio, sembravano quasi trasparenti.
Ma quale altro fottuto sempiterno può avere gli occhi d'argento?
Le presi la mano e al momento del contatto, una luce bianca esplose dalle nostre mani.
Un fulmine, probabilmente, ci bruciò le mani nei punti in cui si toccavano. Grugnii di dolore ma non riuscivo a staccarmi. Qualcosa mi tratteneva.
RAF
Sulfus mi strinse la mano, la sua pelle era bollente e gelida al tempo stesso.
Una luce bianca ci accecò e per un paio di secondi non riuscii più a vedere niente. Poi un'immagine mi apparve veloce davanti agli occhi e altrettanto rapidamente scomparve poi ne riapparve un'altra e un'altra ancora.
Non avevano una sequenza logica ma in tutte c'era sangue e oscurità e… una donna.
No... due donne. Vidi una stanza grigia e vuota, senza finestre o buchi. In un angolo era rannicchiata una bambina che un tempo doveva essere stata bionda ma adesso...
 i suoi capelli erano così sporchi da essere anneriti, la pelle era piena di tagli e incrostata di fango. Era vestita di stracci e stava graffiando furiosamente il pavimento con la manina. Le unghie ormai stavano iniziando a sanguinare. Singhiozzava disperata, il viso nascosto sotto il braccio che teneva unite le gambe, raccolte sul petto.
« Lu-ne, Lu-Lu-ne, L- u- ne » sussurrava piangendo.
Lune?
La bambina alzò lentamente la testa.
Gli occhi sanguinavano, e sotto tutto quel sangue si riusciva a distinguere delle iridi argentate. Le labbra secche e screpolate tremavano e le guance erano rosse e velate da uno strato di sudore.
Alzò la mano con cui prima stava graffiando il pavimento. Era completamente piena di sangue e le dita ossute non riuscivano a restare dritte, la sua pelle era pallida come un cadavere.
Schiuse le labbra e un grido straziante riempì l'aria mentre le due donne strillavano e si strappavano i capelli piangendo e puntando il dito contro la porta come se al di là ci fosse qualcuno.

« Beccata angioletto ! » gridò Sulfus allontanandosi.
Mi aveva rubato la tavola ed io stavo per affogare...
Annaspai in cerca d’aria.
 « Tocca a me la prima mossa con Andrea !!! >> continuò ridendo.
Arrrrrrrrgh!
« Non è giusto! Sei un imbroglione! » protestai furiosa stringendo i pugni.
E me ne pentii subito perché un dolore lancinante mi trafisse la mano. Feci una smorfia di dolore e la scrutai.
C’era il contorno di una piccola stella rossa sul palmo, vicino al pollice e al polso.
« Giusto, vietato toccare... » dissi rimproverandomi.
Beh, mia cara Raf adesso quella che dovrebbe farsi delle seghe mentali e andare dallo psicologo sei tu mi sussurrò Fire.

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