sabato 26 luglio 2014

Capitolo 12 - Life Lessons

Chi mi conosce sa...
Chi non mi conosce giudica…
E chi crede di sapere tutto di me… si illude!
 

Che situazione del cazzo.
« Brutto perdere, eh? » sghignazzò Kabiria.
Incrociai le braccia e mi stesi sul banco ma non la degnai  neanche di un'occhiata.
Ero troppo occupato a non farmi scappare una smorfia di dolore a causa di quella strafottutissima stella.
Da quando ero tornato a scuola non ha fatto altro che bruciarmi per tutto il tempo. Forse è un'effetto ritardato al Veto. Forse si possono toccare gli Angel da terreni ma solo per un certo periodo di tempo altrimenti…
« Il Grande e Invincibile Sulfus si è fatto sfottere da una verginella del cazzo? » continuò, arricciando il naso alla parola “ vergine ” e giocherellando con una ciocca di capelli viola scuro e con le unghie smaltate di nero con dei brillantini sopra.
Beh, è normale per loro. Kabalè e Kabiria saranno state con metà…
Ma che stronzata!
Saranno state con tutto il popolo maschile di eta compresa tra i 15-19 anni di Zolfanello city!
Tranne con il sottoscritto, ovviamente.
Ma loro erano state create dalla lussuria, particolarmente Kabalè.
E adesso mi rompevano il cazzo perché mi volevano fottere e visto che io non le cago loro si erano sfidate a chi mi fotterà per prima.
Come lo so?

Beh perché loro pensano che un muro di carton gesso possa essere anche insonorizzato.
Insomma erano due puttane alla fine.
« Raf. » intervenne Kabalè con un sorrisetto strafottente.
Io la guardai malissimo e lei alzò le mani con aria innocente « È questo il suo nome, no? » disse.
« Ma la smettete di rompermi i coglioni. » dissi con voce calma e minacciosa, appoggiandomi allo schienale della sedia e incrociai le braccia dietro la testa.
« Già smettetela. » intervenne la prof. avvicinandosi con una scintilla assassina negli occhi.
Porca putt..!
« Ciò che conta è che il nostro “campione”, il nostro migliore elemento si è fatto ingannare da tre ragazzine! Angel per di più! » sbraitò sbattendo i pugni sul banco.
Wow, questa è fuori!
Feci per risponderle per le rime ma lei mi interruppe subito.
« Hai fatto la figura del povero diavolo! » strillò.
Kabalè si sistemò dietro di me e, sistemandosi una ciocca di capelli dietro alle orecchie, mi sussurrò.
« La prossima volta che sarai nella merda facci un fischio e noi saremo liete di aiutarvi vostra signoria. » disse sarcastica.
Ma che bastarda di merda... !
« AAAAHHHH!!! »
Lo strillo di Kabiria per poco non mi fece cadere dalla sedia.
« FERMA LI KABALÈ !!! » gridò e rovistò dentro a una borsa di pelle nera con degli strass uniti a formare un teschio con un fiocco sul cranio.
« Ecco… qua! » disse tirando fuori una pallina schiacciata che aprì e si rivelò essere uno specchio.
« Sei tutta spettinata! Dovresti stare più attenta! » disse schiacciando l'altro lato dello specchietto e stiracchiò fuori una spazzolina rotonda attaccata allo specchio.
MA QUESTE QUI SONO DELLE PAZZE FURIOSE!!!!
Kabalè lanciò un gridolino e si mise una mano nei capelli impeccabili
« Merda hai ragione!!! » concordò e si lasciò spazzolare da Kabiria.
Kabalè aveva dei capelli… come dire… molto eccentrici ecco.
Aveva la radice dei capelli di un bel azzurro cristallo che variava in viola ametista sulle punte mentre il taglio era una pettinatura scalata in modo… beh insolito.
Avevo le ciocche davanti più lunghe mentre quelle dietro erano corti, scalati e spettinati a regola d'arte. Gli occhi erano di un azzurro elettrico, troppo acceso  e delle ciglia folte di un blu-violaceo.  Indossava un top rigido nero con dei nastri di un viola e un azzurro cristallino sul ventre e sul seno che lo tenevano chiuso, una gonna corta fino a metà coscia, a balze di pizzo nero con nastri abbinati al top e ai capelli. Aveva delle calze a rete nere sotto dei pantacollant, intonata hai nastri e ai capelli, alti fino a inizio coscia e che si fermano all'altezza delle caviglie e hai piedi portava delle scarpe nere con i tacchi... Solo che la scarpa era fatta come se ci dovessero essere dei tacchi ma in realtà dietro… di tacchi non ce n'erano!
Sbuffai.
« Ragazze siete assurde! Figuratevi se ho bisogno di chiedere aiuto a qualcuno! A voi per di più! » dissi e mi diressi verso il portone.
« Ma andate a fanculo troie! » continuai acidamente e uscii dall'aula coi coglioni girati e una mano che secondo me supplicava di essere amputata.

« Però… » commentò Kabiria, offesa.
« … nervosetto, eh!?! » completò Kabalè, ridendo divertita. Non era per nulla offesa, ormai si era abituata a essere chiamata così e quasi lo considerava un nomignolo affettuoso.
« Già… » borbottò Kabiria sedendosi sul banco e facendo il broncio.
« Beh, se non lo conoscessi bene… direi che è preoccupato! » disse allegramente Kabalè con l'aria di un folletto dispettoso.
Kabiria alzò le spalle, indifferente mentre si spazzolava i lunghi capelli viola scuro, tendenti al lilla. Alla radice aveva attaccati dei nastri fucsia rossicci abbinati ai nastri del suo top nero che ai lati lasciava intravedere la canottiera a righe grigio scuro e nero e alle collant che le arrivavano a inizio coscia e alla caviglia a righe orizzontali nere e fucsia rossiccio. Sotto alle collant aveva anche lei delle calze a rete e aveva dei pantaloncini di jeans sdruciti da cui uscivano le tasche e su un passante era attaccato un fiocco anch'esso fucsia rossiccio.
« La sconfitta brucia… » convenne la professoressa scuotendo il capo con aria sornione.
« ... povero Sulfus. »
Mmh… la cosa mi puzza pensò Kabalè.
Ma devo tenerlo lontano dall'Iride a qualsiasi costo, quel che è successo in passato non si deve ripetere…


 
Sulfus

Corsi per l'Incubatorio e mi diressi come una furia verso la mia stanza.
Entrai e quasi rischiai di strappare via la porta!
« Sono solo delle stronze figlie di puttana... » sussurrai furioso.
« Non mi importa un cazzo di nessuna di loro. » sibilai con voce più alta.
Non ti importa neanche di Raf? sussurrò una vocina.
No! Non mi importa neanche di lei!
La stella mi pugnalò la mano, come a volermi punire per quel pensiero.
« Cazzo… » mi sedetti sul bordo del letto e mi tolsi il guanto.
La stella sembrava essere incandescente ora.
Mi stesi sul letto, lasciando le gambe a penzoloni.
Basilisco strisciò lentamente sul lettone, sibilandomi nell'orecchio.
« È stata colpa mia, non avrei dovuto violare il Veto. » gli sussurrai, quando il mio impulso assassino si fu calmato.
Basilisco sibilò e mi si attorcigliò sull'avambraccio. Guardai fuori dalla parete di vetro.
 Il vento stava facendo muovere dolcemente la cima della quercia che si affacciava alla finestra, la luna illuminava il giardino del retro della scuola terrena. La luce soffusa delle candele appese alle pareti della mia camera si univano alla luce del fuoco acceso di un caminetto di ossidiana in fondo alla stanza.
Non potevo pensare a quelle tre. Già una ragazza mi stava riempiendo i pensieri. Una ragazza dai capelli biondo grano e gli occhi d'argento.


Reina

Il fruscio silenzioso di una video finestra che si apriva spezzò il silenzio innaturale.
Il servo scivolò silenziosamente fuori dalla finestra, stringeva un fazzoletto rosa a pois bianchi in mano.
« Mia signora... » invocò sussurrando.
« Che vuoi, come osi disturbare il mio riposo. » borbottò la Neutra irata.
« Chiedo umilmente perdono. » sussurrò terrorizzato.
« Chiedi! Come ti permetti di chiedere! Perché sei qui? Parla! » tuonò.
« Le ho portato quello che mi ha chiesto. » disse porgendole il fazzoletto.
Lei sussultò e si avvicinò un po' al serv.
« Avvicinati, presto! » disse esultante.
Il servo le diede il fazzoletto con le mani un po' tremanti.
« Sì… adesso Raf è nelle mie mani! »

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