sabato 26 luglio 2014

Capitolo 17 - Delirium


ILLUSIONI scorrono nelle mie vene...
le vedo, posso contarle..
100... anzi no... 1000...!
pulsano talmente forte che il mondo irreale m’ imprigiona nella sua FOLLIA...
il tempo corre ed io non me ne accorgo...
Ho visto DIO, mi ha detto di non mentire... di non mentire a ME stessa!
 tremo, tremo così forte da sgretolare tutti i miei SOGNI... ora c’è solo polvere...
tutto si è fatto NULLA, mi chiedo dove mi trovo... dove sono finita?
... No, non lo voglio sapere... sto troppo bene così…
Lasciatemi andare, lasciatemi QUI …
                                                                          - Cit.


Camminai in silenzio dietro di lui, la mia mano stringeva un lembo della sua maglia. Lo sguardo basso e le guance in fiamme.
Chiusi gli occhi e trattenni l'aria nei polmoni.
Non avrei avuto il coraggio di guardarlo negli occhi per un po' dopo la gaffe di poco fa.
Sulfus mi condusse verso una porta di legno malridotta, nascosta per bene da uno spesso tendone nero, mimetizzato con la vernice dei muri.
La aprì e un giardino dominato da un maestoso salice piangente mi accolse. Lui mi fece entrare e richiuse la porta con cura dietro di se, poi mi prese per mano e mi guidò lungo un sentiero di ghiaia.
Le erbacce frustavano e solleticavano le mie gambe nude, i piedi erano intorpiditi dal freddo.
Rabbrividii e rilasciai l'aria trattenuta con un sonoro sbuffo.
Alla fine presi il coraggio a due mani e schiarendomi la voce sussurrai:
<< Dove stiamo andando? >>
Lui mi lanciò un'occhiata di sottecchi e io divenni più rossa dell'enorme pianta di rose che crescevano aggrovigliate lungo tutto al muretto di mattoni che nascondeva il giardino agli esterni. L'erba era tappezzata da petali di rose cremisi.
<< E' un passaggio che porta direttamente al sognatorio di voi Angel. >> mi spiegò voltandomi freddamente le spalle.
Mi imbronciai e una scintilla si accese nel mio petto, una scintilla di rabbia e frustrazione.
Lo superai e gli tagliai la strada, piazzandomi davanti a lui, le ali spiegate e la rabbia negli occhi.
<< Si può sapere cos'hai ? Sei più freddo di un pezzo di ghiaccio! >> sbottai,con le braccia conserte e le ali allargate al massimo per sbarrargli la strada.
<< E tu ? Si può sapere cosa cazzo vuoi da me ? Ti conosco da a malapena due giorni, sei una completa sconosciuta per me e credi già di sapere tutto ? >> rispose duramente, l'ambra dei suoi occhi si era indurita fino a che non diventarono due pietre affilate.
Non dissi niente, rilasciai cadere le braccia lungo i fianchi e chiusi le mani a pugno.
Non avevo modo di replicare ma non volevo ammetterlo davanti a lui, così provai a ribattere.
<< Ammettendo che sia vero, non hai lo stesso alcun diritto per trattarmi così, ti è chiaro ? >> quasi gridai, sentii le guance riscaldarsi per la rabbia.
<< E tu non sei nessuno per dirmi cosa devo fare, ti è chiaro ? Non ti conosco nemmeno!>> ribatté Sulfus con un'aria così pacata che mi fece solo venire voglia di prenderlo a schiaffi.
<< MA IO SI !!! >> gridai senza riflettere.
Lui non disse niente, si limitò a fissarmi con aria assente, aspettando che chiarissi.
Mi tappai la bocca con la mano.
Oddio cosa gli avevo detto?
La vergogna prese il posto della rabbia e chinai la testa, lasciando che i capelli mi coprissero il viso.
Fire ? la chiamai un po' esitante.
Sì, sono qui... si affrettò a rispondere lei.
Se lui scopre del cinto e che ho delle visioni secondo te cosa potrà mai succedere? le chiesi anche se non volevo veramente sentire la sua risposta, perché in cuor mio già la sapevo.
<< In che senso Raf ? >> mi incitò vedendo che non mi azzardavo più a aprire bocca.
Beh... come minimo ti farà un sacco di domande... se va bene aggiunse con esitazione.
E se va male ?
Lei scosse la testa e rispose: Ti prenderà per pazza e lo dirà di sicuro ai suoi amici che lo diranno ai professori che lo diranno alle alte sfere che ti metteranno nel Delirium...
Rabbrividii al suono di quella parola.
Delirium.
Già... perché i sempiterni possono morire ma solo in un modo, con una malattia che potrebbe infettare qualsiasi essere vivente dotato di un cervello.
E cioè la malattia mentale, la pazzia per noi può portare alla morte se non peggio. Il Delirium non è altro che una struttura dove fanno esperimenti per cercare di guarire la malattia che noi chiamiamo Lunacy per i Devil infettati e Insanity per gli Angel.
Sospirai e lo guardai negli occhi.
Già, temevo quella risposta.
<< Non so come... ne tanto meno il perché ma... >> mormorai ma nella mia testa c'erano pensieri troppo confusi per essere espressi a parole.
<< Insomma... mi sembra di conoscerti da una vita. >> conclusi alla fine.
Sulfus mi guardò con uno sguardo indecifrabile poi si avvicinò lentamente a me.
Non mi mossi, decisa a non reagire.
<< Angelo... >> mi mise una mano dietro alla nuca, intrecciando le dita nei miei capelli e mi attirò a se, baciandomi dolcemente la fronte. Una scarica calda mi percorse il corpo e le sue labbra mi bruciarono là, dove la nostra pelle era entrata in contatto. Una leggera bruciatura.
<< … più di una vita. >> mi sussurrò all'orecchio.
Deglutii e scossi la testa, confusa, ma rimasi immobile.
Non ti muovere Raf!
Lui rise sommessamente, il viso perso nei miei capelli, quasi avesse sentito quel pensiero.
<< Che fatica per ricavare qualche risposta! Adesso mi vuoi dire perché sei entrata in camera mia ? >> mi chiese.
Mi irrigidii.
Bastardo! strillò Fire.
Lo aveva fatto apposta a farmi incaz... arrabbiare! Voleva farmi perdere le staffe così che gli sarebbe divenuto più facile ricavare qualche risposta!
Lo ha fatto apposta! gridò Fire sconvolta ma incuriosita, seguendo il mio stesso ragionamento.
Al Diavolo!
Lo spinsi via usando tutta la forza che avevo nelle braccia, bruciandomi leggermente il palmo delle mani.
Mi guardai le mani, confusa.
Come mai adesso sentivo così vividamente gli effetti del Veto ?
Lui si allontanò cautamente, non certo perché lo avessi spinto io sia chiaro, ma era come se dovesse calcolare ogni singolo passo prima di muoversi, i muscoli contratti come se stesse cercando di reprimere un impulso.
<< Non hai più il tuo bracciale... >> mi fece notare, gli occhi incollati al mio polso.
Mi irrigidii immediatamente e feci un passo indietro.
<< Sì... beh, deve essermi caduto quando mi sono alzata per uscire dalla stanza. >> balbettai.
Strano che se ne sia accorto sussurrò Fire pensierosa.
Sulfus annuì e distolse lo sguardo, credo che sia pure arrossito... ma non ne ero certa, con tutto quel buio!
Perché ? Pensai fissandolo.
Lui si girò e si incamminò di nuovo verso il sentiero e dopo un attimo di esitazione lo seguii anch'io.
Dietro il salice un prato incolto, ricoperto da petali di rose rosse, si estendeva all'infinito. Boccioli di papaveri rosso sangue e nero violaceo facevano compagnia all'erba verde e rigogliosa assieme alle margherite, agli occhi della madonna e le campanule che spuntavano più timidamente. In lontananza si poteva intravedere le fronde di un gigante, una quercia dalle dimensioni spettacolari con un fogliame rigoglioso e rami robusti e contorti, alcuni quasi toccavano terra.
Un fiume che non avevo notato subito divideva in due quella specie di giardino senza confini, per poi formare un lago davanti alla quercia.
Riportai l'attenzione sul salice e mi accorsi di una bellissima statua disposta a ridosso del tronco. Rappresentava un magnifico stallone con una lunga crine e una folta coda ondulata, era impennato, in equilibrio sulle due possenti zampe posteriori e il muso era puntato verso una maestosa aquila reale, tenuta sospesa in aria con una corda legata a uno dei robusti rami del salice.
L'aquila puntava gli artigli davanti a se, verso il muso dello stallone, le ali arcuate elegantemente all'indietro e il becco socchiuso in un muto grido, le piume erano scolpite in maniera quasi maniacale.
Che strano, avrei giurato che prima quelle statue non c'erano...
Scossi la testa per scacciare quei pensieri dalla mente prima che mi convincessi che l' Insanity avesse contagiato anche me e corsi per raggiungere Sulfus, arrivato davanti a un'altra porta. L'aprì e una pesante tenda bianca uguale a quella nera di prima ci bloccò il passaggio. Io entrai per prima e scostai la tenda, eravamo tornati nel corridoio degli Angel.
Wow... ed è pure a pochi passi da camera mia...
Mi girai per ringraziare Sulfus...
Ma lui era scomparso...
Mi guardai intorno disorientata e lo vidi già dall'altra parte del giardino.
Ma come cavolo aveva fatto a...
<< Sulfus! >> lo chiamai.
Lui si girò, con uno sguardo misto al sorpreso e l'incuriosito.
Feci un bel respiro profondo e sorridendo gli dissi:
<< Grazie... per tutto! >> gli gridai.
Lui rise e scuotendo la testa rispose:
<< Non dirlo in giro però... ! >>
Scoppiai a ridere e mi nascosi un po' dietro la tenda, protendendomi verso il corridoio.
<< Che fai, scappi senza neanche salutare ? >> sentii la voce di Sulfus dietro al tendone.
Sporsi il viso verso il giardino e lo vidi appoggiato con la schiena allo stipite della porta opposta, le braccia incrociate sul petto.
Ora che era così distante da me mi venne più naturale stuzzicarlo e ribattere.
<< Se lo facessi tu mi rincorreresti ? >> risposi maliziosa.
Lui si staccò dallo stipite e indietreggiò di qualche passo verso l'incubatorio con una risata sommessa.
<< Certo che lo farei ! Sempre... >> disse prima di scomparire nell'incubatorio.
Le mie labbra si modellarono in sorriso e sussurrando al vento mormorai:
<< E io ti accoglierei... sempre... >>
***
<< NOOO NON CI POSSO CREDERE!!! >> un grido mi strappò brutalmente dalle calde braccia di Morfeo e per poco non mi fece cadere dal letto.
<< Urié... !?! >> borbottai scostandomi le lenzuola dal corpo e, mettendomi seduta, mi strofinai gli occhi per svegliarmi.
<< NO CI DEV'ESSERE UN'ERRORE, NON PUO' ESSERE, NON E' POSSIBILE!!!!!! >> strillò uscendo dal bagno solo in mutande e reggiseno.
<< Urié che hai tanto da urlare ? >> bofonchiai con la voce ancora impastata dal sonno e controvoglia appoggiai i piedi sul marmo gelido del pavimento.
<< RAF SVEGLIATI E' TERRIBILE!!! >> gridò toccandosi la pancia, come se volesse appiattirla.
<< Chi è il padre? >> ridacchiai ironicamente.
Lei sbuffò e imbronciandosi incrociò le braccia al petto.
<< Non sono incinta! Ma molto, mooolto peggio ! >> ribatté acidamente.
Cosa ci poteva essere di più terribile del rimanere incinta alla nostra età?
Inclinai la testa da un lato, in modo interrogativo.
<< SONO INGRASSATA RAF !!! I-N-G-R-A-S-S-A-T-A !!! DI UN KILO STELLA!!! >>
<< Guarda che non hai neanche un rotolino di grasso, dov'è che sei ingrassata! >> ribattei esaminandola dalla testa ai piedi.
<< NO RAF!!! TU NON HAI NEMMENO UN ROTOLO DI GRASSO, IO INVECE SONO UNA PALLA DI LARDO !!! >>
Feci una smorfia e mi tappai le orecchie.
<< Ti prego Uriè, non strillare. >> mormorai assonnata, sbadigliai e mi portai le ginocchia al petto.
<< E poi ho il naso troppo piccolo per il mio viso ! >> si lamentò indicandosi il naso a dir poco adorabile.
<< E poi ho gli occhi troppo piccoli, il doppio mento, i capelli crespi, le gambe storte... >> elencò partendo in quarta.
Alzai gli occhi al cielo e sbuffai esasperata.
<< Urié sei splendida, cosa diavolo stai dicendo!!! >> la interruppi.
<< E poi hai anche una voce incredibile, sembri una sirena quando canti! >>
<< Già ma ho solo quello mentre tu hai un viso che è la quintessenza della perfezione femminile e un corpo da Dea mentre io... >> sospirò abbassando la testa.
Quintessenza della perfezione ? Fisico da Dea ?
<< Ma quante cavolate stai sparando! >>
Feci per farle l'ennesima lavata di capo ma lei mi precedette dicendo con un tono spaventosamente deciso e determinato.
<< Va bene, da oggi sono a dieta! >>
Non mi lasciò il tempo di dire niente che, con uno schiocco delle dita, si rivestì e uscì dalla stanza pestando i piedi come una furia.
Sbadigliai e mi sdraiai di nuovo nel letto, stiracchiandomi.
Ero leggermente preoccupata che la mia amica diventasse anoressica ma mi tranquillizzai dicendomi che le sarebbe passato. Non so' quante volte ha fatto una tragedia per qualche grammo in più e poi ha abbandonato la dieta dopo a malapena due giorni.
Mi tirai su e mi trascinai nella doccia.
Dopo essermi lavata e asciugata per bene mi diressi verso il guardaroba, optando per un top di pizzo bianco, senza spalline e con un nastro color antracite sotto al seno, un paio di pantaloncini di jeans sdruciti su tasche e bordi, con borchie e cintura di tessuto dello stesso colore del nastro e delle ballerine, anch'esse di color antracite.
Agguantai l'MP3 e le cuffiette e uscii dalla camera.
Frugai un po' nella playlist e alla fine decisi di mettere “Did it again” di Shakira, una canzone pescata a caso in realtà, alzai il volume abbastanza da estraniarmi dal mondo esterno e che mi impedisse di pensare e misi la riproduzione casuale. Mi diressi verso la mensa mentre un fiumana di Angel e umani mi passava accanto e le note iniziarono vibrarmi nelle orecchie.
Le parole erano in inglese ma io avevo la fastidiosa abitudine e capacità di tradurre qualsiasi testo e a volte era moolto ma molto scomodo.
Primo piano. Camera sedici.
Ha l'odore del pericolo ( Andiamo! )
Ancora meglio.
Individua i tuoi obbiettivi.
Benedici le nostre anime.
Sono nei guai ( Sì lo so' ! )
Ma mi sento come in paradiso!
Mi irrigidii e strinsi le mani a pugno.
Ma che cavolo!
Un Angel mi urtò per una spalla e io bofonchiai un << scusa >>, ricominciando a camminare.
La mensa era vicina, si incrociavano già i primi Devil che passavano di lì, chi per fumare e chi per il solo gusto di trasgredire.
Eri come uno di quei ragazzi...
Il tipo con occhi sorpresi.
Ma io ho detto: << Hey, che diavolo? >>
Per una volta nella mia vita
Farò un giro sul lato selvaggio.
Ero quasi arrivata ma non avevo voglia di entrare subito in mensa, così cambiai direzione, e mi diressi verso il giardinetto sul retro della mensa, di solito poco affollato.
Volevo stare un po' da sola e poi scommetto che avevo due occhiaie da far invidia agli zombie e Micky e Dolce mi avrebbero subito assalita e trascinata nel bagno dove mi avrebbero ricoperta di cipria e correttore.
Eri così pieno di te...
Ma, dannazione, sei carino lo stesso.
A te piacevano le mie gambe...
A me piacevano i tuoi movimenti.
Chiunque potrebbe dire che è difficile negare che...
Mi sedetti su una panchina di legno e chiudendo gli occhi reclinai la testa all'indietro, sfinita dalla nottata di ieri.
Dovevo immaginare che poi non sarei riuscita neanche a reggermi in piedi, non dovevo farlo...
L'ho fatto di nuovo!
Ho sbagliato tutto, ma mi sembrava così giusto!
Io non riesco a crederci.
E tutti gli errori
che sono andati avanti per troppo tempo.
Vorrei che ci fosse un modo per poterli eliminare.
Volevo seriamente dimenticarmi di tutto e di tutti, avrei voluto rimanere da sola.
Senza pensieri.
Perché avevo veramente fin troppi pensieri nella testa, troppe paure e confusioni.
Troppe incomprensioni e parole vuote.
Troppi ricordi di cui ignoro la provenienza.
Seconda notte di fila.
Ancora nei guai ( Andiamo! ).
Non capisco... ( Andiamo! ).
Devo mantenerlo calmo,
perché ci hanno chiamato alla reception.
Ma noi lo ignoriamo ( sì, lo so )
Così va meglio...
Ho paura di me stessa, dei miei stessi desideri e emozioni.
Ho paura che mi possano ferire.
Ho paura di essere malata di Insanity e che mi rinchiudano nel Delirium.
Ho paura di essere rinchiusa.
Quando arrivo agli uomini, si sa
che finisco per scegliere quello sbagliato.
Perché inciampo sempre e cado...
La solita vecchia mossa e ripeto e torno indietro.
 
Ho paura ma non riesco a fermarmi, non riesco a mostrarmi spaventata, facendo credere a tutti che sto' bene e che non c'è niente che non va. Che non ho niente di anormale...

Quanto può essere annebbiata
la mente di una ragazza?
Da non vedere che tu nascondevi il tuo anello.
Ho pensato a tutto...
Sono così ingenua e quant'altro!
Ma sento voci nella mia testa, ho incubi terrificanti e vado d'accordo con un Devil... più o meno.
Una cosa, comunque è sicura...
Sono malata ma non lo deve sapere nessuno.

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