sabato 26 luglio 2014

Capitolo 30 - In your dream

Uno scampanellio aleggiava nell'aria.
Lo scampanellio di sonagli d'argento…
Aprii gli occhi ma non c'era nulla intorno a me. Era tutto buio.
Però i sonagli continuavano a suonare, spronandomi a… a fare cosa? Seguirli?
Mi alzi in piedi io mio corpo sembrava sospeso nell'aria…
Poi una luce, un bagliore e una porta mi comparve davanti. Una porta di metallo invecchiato con la maniglia a forma di foglia allungata e nel mezzo una scritta che diceva così:
“Ostium prædictas Fatales.”
C'era solo quella in quel luogo fatto di ombre.
Afferrai la maniglia, un po' titubante. La foglia era fredda e umida ma non ci pensai e aprii lentamente la porta.
Una forte luce smeraldina mi ferì gli occhi… era così forte che istintivamente misi una mano davanti al viso per alleviare il fastidio.
Dove diamine ero finita…?
Gli occhi si abituarono velocemente al cambiamento di luce improvviso e riuscii a distinguere degli alberi… tanti alberi…
Una foresta si creò maestosa davanti ai miei occhi. Un tripudio di marrone terra e verde brillante. Il cielo era completamente invaso dalle cime degli alberi e tronchi abbattuti, erbe, muschi e felci popolavano il terreno.
I miei occhi sembravano più attenti e minuziosi, l'udito incredibilmente sviluppato, la pelle più sensibile ai cambiamenti d'aria, l'olfatto sviluppato per captare qualsiasi avvisaglia di pericolo.
Wow…

Sospirai. Okay avevo già capito che questo era uno di quei sogni in cui dovevi camminare e camminare senza una meta precisa.
Quindi tanto valeva iniziare a camminare. Però c'era qualcosa che non andava… uno scalpitio che seguiva i miei passi.
Zoccoli realizzai.
Erano zoccoli che pestavano il terreno.
Spaventata iniziai a correre e gli zoccoli accelerarono con me.
Corsi finché non trovai una sorgente d'acqua che finiva in una piccola cascata. Rallentai il passo seguendo il fiume, scendendo piano piano la cascata.
L'acqua si fermava in un piccolo laghetto, mi avvicinai cautamente e mi sporsi per vedere il fondo del lago.
Non era poi così sporco, anzi l'acqua sembrava addirittura potabile.
Poi notai qualcosa… un riflesso sull'acqua, un flash argentato, il riflesso di un cerbiatto… il mio riflesso.
Scattai via spaventata.
Oddio…
Mi squadrai da capo a piedi e sì… gli zoccoli che prima sentivo erano proprio i miei, il mio manto era bianco e i grandi occhi argentati mentre il muso aveva qualche striatura nera attorno agli occhi e, guardandomi la schiena, la striatura si allungava a formare una linea perfettamente in mezzo alla schiena e ai bordi della coda.
Oookay… e adesso?

Un rumore mi fece voltare. Artigli sul terreno, ringhi soffocati.
Indietreggia guardandomi nervosamente attorno.
Un lupo si fece avanti tra la coltre fitta di piante.
Aveva il pelo marrone… ma non quel marrone spento e ispido no… erano tante tantissime tonalità di marrone chiaro e scuro.
In alcuni punti persino nero. Gli occhi erano verdi come le foglie degli alberi, cerchiati d'oro sui bordi.
Era molto grande per essere un lupo comune.
Ben presto anche il resto del branco si fece vedere.
Mi avevano accerchiata.
Feci qualche passo indietro, guadagnandomi i ringhi di alcuni membri del branco.
Perfetto… veramente.
Un lupo nero con gli occhi nocciola scatto verso di me e io approfittai del buco che si era creato nel cerchio schivandolo e schizzando via.
Sentii un lupo ululare alle mie spalle e il branco che iniziava a inseguirmi.
Corsi veloce, seguendo il fiume, però sapevo che non potevo scappare in eterno, prima o poi mi avrebbero presa e lì non avrei saputo cosa fare…
Corsi velocissima, il vento mi soffiava nelle orecchie fischiando, però loro erano più veloci di me…
Due lupi dal pelo castano rossiccio mi avevano affiancata e adesso stavano cercando di mordermi le zampe per rallentarmi.
Riuscii a dare un calcio a un lupo e togliermelo di dosso ma l'altro continuava a rincorrermi a qualche metro di distanza.
Le zampe mi dolevano, il fiatone mi spezzava i polmoni ma non mi fermai.
Il lupo perse terreno ed io riuscii a nascondermi dietro a dei grossi massi franati dalla montagna.
Mi guardai.
Le mani adesso erano tornate quelle di una bambina umana, i capelli mi accarezzarono la schiena, le gambe bruciavano e i piedi erano affondati nel terreno umido e profumato, a coprirmi solo una veste bianca.
Un bramito mi incuriosì facendomi sporgere un po' dal nascondiglio.
Un cervo adulto mi chiamava. Muoveva cautamente il muso verso di me ma non sembrava spaventato da me, sembrava che lui non volesse spaventare me.
Degli ululati in lontananza mi fecero rabbrividire e rintanare nel mio nascondiglio.
Il cervo volse elegantemente la testa verso gli ululati ma non gli diede molto peso.
Si avvicinò a me, il muso rivolto a terra, verso di me, rannicchiata in quella piccola nicchia fra i massi.
Oddio le sue corna…

Non erano fatte di osso, ma… sembravano fatte di rami.
Rami veri, robusti, tutti lunghi e affusolati. Alcuni anche molto, molto appuntiti.
Avvicinò piano il muso al mio viso, annusandomi.
Risi accarezzandolo dolcemente. Faceva il solletico!
Il cervo bianco bramì ancora e spinse il muso sulla mia schiena per farmi uscire.
Un po' titubante ubbidii a quell'ordine silenzioso.
Sentii ancora i lupi ululare… erano vicini.
Questa volta il cervo sembrò preoccuparsene un po' di più perché diede un colpetto col muso vicino alla schiena per invitarmi a salire… ed io ci provai anche però era molto più alto di me.
Presi tutta la forza che avevo in corpo per trasmetterla sulle braccia ma proprio non riuscivo a salire.
Sentii gli artigli dei lupi pestare il terreno, i ringhi e gli ululati soffocati. Non c'era più tempo.
Il cervo avvicinò le corna ai miei piedi, io feci leva su quelle e lui mi diede una spinta per riuscire a salire.
Il cervo bianco iniziò a correre veloce e io mi aggrappai alle grandi corna per non cadere. Il grande cervo corse veloce, sempre più veloce. Il pelo mi solleticava le gambe e le braccia nude, la foresta sfrecciava veloce davanti a me.

Ad un tratto sentii il gracchio di un corvo. Un corvo nero che volava vicino al cervo quasi seguendoci, nel becco teneva un cordoncino da cui penzolava una chiave.
La dovevo prendere. Spinsi il cervo a seguire il corvo.
Ma era difficile perché lui sapeva volare mentre noi eravamo costretti a terra.
Nel seguirlo mi ferii una coscia con il ramo di un albero e mi graffiai i polsi e le mani a causa degli artigli affilati dell'uccello nero.
Il cervo corse fino all'ultimo respiro, finché non lo sentii ansimare sfinito… ma fu in quel momento che riuscii a prendere la chiave al corvo o meglio quasi ci riuscii…
L'animale saltò per evitare un tronco caduto ed io sporsi una mano per afferrare la corda… quasi ci riuscii se non fosse che il mio braccio era troppo corto e sottile e per il fatto che mi ero sbilanciata troppo ed ero caduta nel fiume lì vicino.
La corrente non era forte ma il piede era rimasto impigliato in qualcosa nel fondo del fiume e non mi permetteva di riemergere…
Scalciavo per liberarmi ma non c'era niente da fare.
Stavo annegando.

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